Ilary Allodi: “Così sfidiamo la Sla”

Ricercatrice di Bene Vagienna impegnata a Copenaghen riceve finanziamento da una fondazione

Ilary Allodi, una ricercatrice di Bene Vagienna impegnata nella lotta alla Sla

La Lundbeck Foundation, Fondazione privata danese che da oltre 65 anni sostiene la ricerca biomedica e in particolare quella nell’ambito delle neuroscienze, ha recentemente erogato 57 milioni di corone danesi per 29 ricercatori impegnati in università e ospedali del suo Paese: sono le sovvenzioni che ha previsto per il 2020. Fra i destinatari c’è Ilary Allodi, originaria di Bene Vagienna, che attualmente gestisce “una propria linea di ricerca sulla sclerosi laterale amiotrofica” all’università di Copenaghen, dopo aver studiato e lavorato in Spagna e Svezia. “I fondi che avevo ottenuto nel 2018, sempre dalla Fondazione Lundbeck, mi avevano permesso di spostarmi a Copenaghen e sviluppare ulteriormente i miei studi insieme al professor Ole Kiehn, un esperto del sistema motorio - racconta Allodi -. Ora, questi nuovi fondi mi permetteranno di raccogliere dati aggiuntivi riguardanti la possibilità di trattare la Sla con un approccio diverso”.

Di che cosa si tratta? Spiega la ricercatrice benese: “Come molti sapranno, la Sla è una malattia incurabile che provoca una paralisi progressiva a causa della degenerazione dei motoneuroni, ovvero le cellule che controllano i nostri movimenti perché connesse direttamente ai muscoli tramite i nervi. Quello che forse molti non sanno è che questi motoneuroni sono controllati a loro volta da circuiti intricatissimi di cellule che si trovano all’interno del midollo spinale e che, comunicando tra di loro e inviando l’informazione ai motoneuroni, permettono il movimento. Comunemente, la ricerca sulla Sla si focalizza primariamente sui motoneuroni, perché sono le cellule principalmente colpite dalla malattia; ma, nel mio caso, la mia indole un po’ sovversiva mi ha portato a guardare da un’altra parte”. Continua Allodi, che fa un’allusione alla ditta di elettronica del papà Franco, l’«Alltronic»: “Nonostante la tradizione familiare, l’elettronica non è mai stata il mio forte; ma un paio di cose le ho comunque capite e ne ho fatto tesoro, tra queste: «Se la lampadina non si accende, non sempre il problema è la lampadina». Ora, se paragoniamo i motoneuroni che smettono di funzionare alla lampadina e i circuiti che portano l’informazione del movimento al circuito che porta la corrente alla lampadina, può essere che in entrambi i casi a mancare sia un «contatto». Quindi, quello che ho fatto negli ultimi tre anni è stato cercare i possibili «contatti mancanti» che spiegassero il malfunzionamento dei motoneuroni e la loro degenerazione. A Copenaghen ho avuto la fortuna di poter contare sull’incredibile esperienza del professor Kiehn, che ha passato gli ultimi 30 anni a capire come questi circuiti diano vita ai movimenti, e su un gruppo di fantastici colleghi. Dalla nostra analisi, è risultato che nella Sla ci sono degli importantissimi contatti mancanti che portano alla degenerazione dei motoneuroni. Alcune di queste connessioni ora le conosciamo, ma altre ancora mancano all’appello. Per capire esattamente il perché e il percome ciò accade nella Sla ci vorranno anni; ma, per ora, abbiamo deciso di provare a riconnettere le connessioni perdute e a stabilizzare quelle ancora presenti, sperando così di rallentare o addirittura arrestare la progressione della malattia”.

Per questa sfida saranno utili le risorse messe a disposizione dalla Fondazione Lundbeck, che generalmente è pronta a sostenere “progetti «fuori dal coro»”. Per il suo lavoro di ricerca Allodi può contare su 2 milioni di corone danesi, quasi 270mila euro.