La Giunta del Piemonte ha approvato oggi, venerdì 19 febbraio, le regole per assegnare i ristori regionali destinati a oltre un migliaio di Rsa convenzionate e strutture per disabili, minori, psichiatrici e del settore delle dipendenze accreditate che, nel periodo dal 21 febbraio del 2020 al 30 giugno 2021 hanno subìto perdite economiche ingenti dovute alla pandemia. Un intervento che raccoglie il grido d'allarme lanciato nel novembre scorso dai rappresentanti delle associazioni di categoria delle Case di riposo e, a inizio dicembre 2020, da numerose diocesi del Piemonte (tra cui tutte quelle della Granda), dai Valdesi e dal presidente dell'associazione Case di riposo cuneesi Silvio Invernelli. Tutte realtà fortemente preoccupate per la drammatica situazione economica e gestionale provocata dalla lunga pandemia.
Si tratta complessivamente di uno stanziamento di 30 milioni di euro fortemente voluto dal presidente Alberto Cirio e dagli assessori alla Sanità Luigi Genesio Icardi e al Welfare Chiara Caucino, con l’obiettivo di sostenere la continuità dell’erogazione delle prestazioni di carattere residenziale di tipo sanitario, socio-sanitario e socio-assistenziale, come previsto dalla legge regionale 3 del 26 gennaio scorso, attraverso integrazioni tariffarie riconosciute alle strutture di tipo sanitario e socio-sanitario contrattualizzate o convenzionate.
Sul piano operativo, il meccanismo di erogazione dei ristori prevede che il valore di riferimento dell’integrazione tariffaria a giornata di assistenza sia pari a 2,65 euro per le strutture residenziali per anziani, a 1,50 euro per quelle che ospitano le persone con disabilità, patologie psichiatriche e ai centri residenziali per minori, mentre un euro per giornata andrà a integrare le strutture residenziali per persone affette da tossicodipendenza e per le semi residenziali per le persone con disabilità. Il contributo non potrà superare le spese rendicontate, che riguardano sanificazione degli ambienti, acquisto di dispositivi di protezione individuale, maggiori spese per il personale assunto, smaltimento dei rifiuti speciali e specifici investimenti per la messa in sicurezza degli ospiti e degli operatori.
È certamente un primo passo importante, ma occorre proseguire perché queste somme non sono sufficienti. Per avere un'idea (spiegava Gabriele Gilardi dell’Associazione provinciale delle Case di riposo del Cuneese) si tenga conto che una Rsa con 50-60 posti letto ha perso in media sugli 80 mila euro nell’anno del Covid: una somma ben superiore a quella che si ottiene suddividendo la cifra stanziata su tutte le strutture.