Vangelo della Quaresima 1 – Notte prima degli esami

1ª Domenica Quaresima 2021

Crocifisso
foto SIR

Quando abbiamo a che fare con “un esame”, un certo livello di apprensione caratterizza i giorni precedenti e quelli seguenti la data fatidica. La vigilia dell’esame di maturità, di scuola guida o all’università, infatti, è normalmente segnata dalla preoccupazione di dover tenere a mente una mole enorme di nozioni, e dalla speranza di ottenere una valutazione positiva. Ricordo addirittura che, a catechismo, preparando l’esame di coscienza in vista della prima confessione, “avevo strizza” non solo per quanto avrei dovuto raccontare al mio parroco, ma anche per ciò che lui avrebbe potuto dirmi! Perché l’esito di qualsiasi esame è una sorta di rivelazione di sé a sé stesso per chi lo affronta. Ricevendo quella valutazione, infatti, si viene confermati a proseguire nelle scelte intraprese o, viceversa, orientati a valutare cambiamenti. Il 38/60 all’esame di maturità come geometra, occorso al diacono che scrive ad esempio, lo aveva rafforzato nell’idea che, pensando al suo futuro, fosse opportuno volgersi altrove. Allo stesso modo, con un livello di colesterolo totale a 250 mg/dl un adulto, portato a criminalizzare il pasticcere colpevole - a suo dire - di non fare più le brioche leggere come una volta, inizia a valutare la possibilità di una colazione alternativa. Perché, allora, non rileggere un’esperienza singolare della vita di Gesù come quella delle tentazioni, al modo di un esame che Lui stesso deve affrontare? Come fosse una sorta di “analisi del sangue che ha in corpo” e di verifica delle convinzioni che muovono il suo agire?

Inizialmente la pagina di Vangelo di Marco che lo racconta, sembra mettere in scena l’agire di un Dio ambiguo perché a condurre Gesù nel deserto a sostenere non un esame qualsiasi ma quello preparato dal “prof. Satana” è lo Spirito. Davvero è Dio a mettere nei pasticci il Figlio? Dato che, pochi versetti prima, lo stesso Spirito era disceso su Gesù nel momento del Battesimo, e “la voce dal cielo” rendeva manifesto il legame amante e piacevole del Padre col Figlio, è fuori luogo ipotizzare un tradimento delle intenzioni di Colui che muove la scena. Piuttosto, è corretto tradurre che lo Spirito spinge Gesù nel deserto a vivere l’esperienza della prova perché Lui stesso, sulla Sua carne, possa scoprirsi idoneo al compito che da lì a poco inizierà a svolgere. La tentazione, sotto il profilo evangelico infatti, non è un movimento indotto da un Dio bizzarro che si diverte a tendere tranelli, ma è un gesto condotto da un Padre buono che offre all’uomo la possibilità di fare verità su di sé senza potersi mentire. Pertanto Gesù affronta l’esame del tentatore forte della fiducia del Padre che apparentemente sembra metterlo nei guai ma, in realtà, ne desidera far emergere la tempra. Sì, il Figlio sospinto nel deserto supera l’esame, il primo di una lunga serie ancora da affrontare, come d’altronde capita nella vita di tutti: gli esami non finiscono mai. Quale esito avranno? Lo scopriremo: ogni volta ci conosceremo in modo diverso.

Paolo Tassinari