Italia e Europa, un calendario impegnativo

EUROPA rubrica di Franco Chittolina

Europa Italia Bandiere
(foto SIR)

In un mondo in rapido cambiamento, Unione europea e Italia sono chiamate ad affrontare un calendario denso di impegni importanti. Senza azzardare riferimenti a date ancora troppo lontane, oltre il 2023, la lista degli appuntamenti che ci attendono registra sfide importanti. Il 2020 aveva visto l’Ue reagire con coraggio all’irruzione della pandemia, intervenendo nei limiti angusti delle sue competenze sul versante sanitario e con maggiore impatto con coraggiose decisioni di natura finanziaria, prima con la politica monetaria espansiva della Banca centrale europea, e poi con misure economiche, con la creazione del Recovery fund di 750 miliardi di euro. Si era trattato di una operazione complessa, motivata da una situazione eccezionale, che aveva impegnato le Istituzioni Ue in processi decisionali conclusisi solo a fine 2020 per poi consegnarne i risultati alle ratifiche dei Ventisette (ad oggi sono solo sette) attualmente in corso, in attesa che quelle misure possano diventare operative.
È quanto previsto per l’anno in corso, insieme con la partecipazione al G7, il Forum dei Paesi sviluppati e democratici, e al G20 il Forum allargato, tra gli altri, a Cina, Russia, Brasile ed India, appuntamenti che avranno tutti all’ordine del giorno la lotta contro la pandemia, con al centro la prospettiva di approdare a vaccini considerati “bene comune” accessibile a tutti, un’esigenza che quindi non deve riguardare solo i cittadini dell’Europa ma anche a quelli del resto del mondo. E a questo proposito il confronto di giovedì scorso al Consiglio europeo non è rassicurante, comprese le posizioni espresse da Mario Draghi, con la speranza che forniture maggiori possano consentire un approccio al tema dei vaccini meno economico e politico e più etico. Il 2021 è anche l’anno delle elezioni tedesche in autunno, con un cambio della guardia alla Cancelleria che non sarà senza conseguenze per l’Ue a seconda che venga scelta una linea di continuità “europeista” con Angela Merkel o che tornino per l’Europa i fantasmi dell’austerità “alla tedesca”. E questo proprio quando dovrebbe entrare a regime la “Conferenza sul futuro dell’Europa”, convocata con un anno di ritardo rispetto agli impegni presi. Nei prossimi mesi verrà anche messa alla prova la praticabilità del Recovery fund confrontato alla presentazione delle prime bozze dei progetti nazionali, a partire dalle diciotto già pervenute a Bruxelles senza che vi sia tra queste la proposta italiana. Con il 2022 l’Ue dovrà fare i conti con le elezioni presidenziali francesi, occasione per misurare la vitalità residua del nazional-populismo, e con un ricambio ai vertici del Parlamento europeo tanto alla Presidenza come nelle Commissioni, e ulteriori movimenti tra i Gruppi politici, in particolare a destra nel Gruppo “Identità e democrazia” che potrebbe vedere in uscita la Lega italiana dopo la sua recente “conversione europeista” con l’ingresso nel Governo Draghi. Il 2023 sarà l’anno che dovrebbe segnare il ritorno alla crescita dopo la recessione dovuta alla pandemia e anche la ripresa del confronto sulle regole per la sostenibilità delle finanze pubbliche nazionali, che dal 2020 hanno potuto avvalersi della sospensione del Patto di stabilità. Sarà una trattativa difficile con l’ambizione di mettere ordine - e magari anche intelligenza e flessibilità - nei vincoli imposti alle politiche di bilancio nazionali rivedendo, oltre il Patto di stabilità, anche quel Fiscal pact sottoscritto nel 2012 con troppa leggerezza anche dall’Italia. Come si può constatare si tratta di appuntamenti importanti per l’Ue, forse tutti ancora più importanti per l’Italia in fine legislatura nel 2023, sempre che il Governo Draghi a quella scadenza ci arrivi.

Franco Chittolina