Il decreto regionale sulla sospensione delle attività didattiche nelle scuole piemontesi sta provocando disorientamento e confusione tra studenti, genitori e il personale della scuola. Oltre alle proteste di genitori e studenti contro la didattica a distanza.
In particolare, c’è una questione controversa (già sollevata dalla lettera che 34 Presidi hanno inviato venerdì scorso al Presidente della regione, prima che venisse emanato il decreto) che fa discutere. Anche se le scuole sono in dad (didattica a distanza), deve essere garantita la frequenza scolastica in presenza non solo ad alunni con disabilità o con Bes (bisogni educativi speciali) – e questo è già previsto nel decreto regionale di venerdì scorso -, ma anche ad alunni figli di personale sanitario direttamente impegnato nel contenimento della pandemia o in servizi pubblici indispensabili. È quanto stabilisce la Nota interpretativa del Ministero dell’Istruzione n° 343 del 4 marzo 2021.
Nota di chiarimento della Regione - La Regione ha dovuto correre ai ripari pubblicando sabato 6 marzo una nota di chiarimento al decreto 33 (la potete leggere qui). Ma, anziché indicare quali siano le categorie dei lavoratori definite indispensabili, scarica la responsabilità della scelta sulle autonomie scolastiche, cioè sui Presidi, raccomandando loro, nel valutare le richieste dei genitori che rientrano nelle categorie di cui sopra, di tenere conto dell’esigenza prioritaria di non vanificare l’efficacia delle misure di contenimento del contagio. Cioè, in pratica scarica sulle scuole la responsabilità su un tema, quello della salute pubblica, che non compete loro.
I sindacati: “È uno scaricabarile” - Il chiarimento della Regione sta mettendo in gravissima difficoltà i Dirigenti scolastici (subissati di richieste di genitori che svolgono lavori essenziali) e ha fatto infuriare i Sindacati. Nella serata di sabato 6 marzo Cgil-Cisl-Uil scuola hanno emesso una nota congiunta in cui definiscono il metodo “inaccettabile”, perché le scuole “non possono operare una scelta del genere che ha carattere di salute pubblica. Siamo alla scarica barile”. “Chiediamo disposizioni più precise e puntuali da parte della Regione – è l’appello dei sindacati - e un intervento urgente da parte dell'amministrazione, che prevedano applicazione uniforme da parte di tutte le scuole per garantire uguali diritti alle famiglie e per non lasciare alle scuole decisioni che non competono all'autonomia scolastica”.
Anche Anp (Associazione nazionale presidi) del Piemonte ha diramato domenica 7 marzo una nota in cui denuncia che la chiarificazione regionale accentua ulteriormente la confusione: “Lasciare alla valutazione della singola scuola quali possano essere gli altri servizi pubblici essenziali – scrive Anp – può comportare un trattamento diverso da situazione a situazione, chiaramente inaccettabile”. Anche Anp chiede un intervento chiarificatore urgente all’Ufficio scolastico regionale e ai vertici della Regione. Quest’ultima, con lettera odierna a firma del Presidente Cirio, passa la palla al Ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi.
Nel frattempo, l’Ufficio scolastico regionale invita i presidi ad attenersi al decreto regionale nella sua forma originaria: quindi didattica in presenza solo ad alunni con disabilità o con Bes e per le attività di laboratorio.
Insomma, un pasticcio normativo sulla pelle delle famiglie, degli studenti e della scuola che aggrava una situazione già pesantissima.