Il Covid non ferma gli escursionisti, né chi li salva

Bilancio del Soccorso alpino e speleologico piemontese: nel 2020 boom di interventi, nonostante la pandemia e il lockdown

Molto probabilmente, dopo il lockdown della primavera è emersa con forza la voglia di "terre alte", di camminare lungo pascoli alpini ai piedi di brulle pareti rocciose. E questa massiccia migrazione verso la montagna ha provocato (anche) un boom di richieste d'aiuto.  È quanto emerge dal report sugli interventi effettuati nel 2020 che ha presentato il Soccorso alpino e speleologico piemontese.

Sono 2.146 le telefonate cui hanno risposto dalla Centrale operativa. Se in alcuni casi il problema è stato risolto sempre al telefono (magari perché l'escursionista aveva sì smarrito il sentiero, ma non si trovava troppo lontano da esso e l'operatore, rintracciando la sua posizione tramite lo smartphone, gli ha permesso di ritrovare la traccia), per ben 1.399 volte sono intervenute le squadre di soccorritori, spesso anche con l'elicottero. Il totale delle persone soccorse è 1512; sono soprattutto maschi, e gli incidenti di cui sono stati vittima si devono soprattutto a cadute e malori.

A fronte di questo carico di lavoro, c'è una buona notizia per il Soccorso alpino e speleologico piemontese. Sempre nell'anno della pandemia, un buon numero di volontari si è presentato per essere formato e dare il suo contributo.

Servizio completo su "la Fedeltà" di mercoledì 14 aprile.