Abbattere le barriere (fisiche e ideologiche), le diseguaglianze, le intolleranze, le discriminazioni, le stigmatizzazioni, le categorie. Capire come creare un progetto per esplorare il pensiero umano rispetto a ciò che viene considerato diverso, non ordinario, fluido come si definisce in gergo e, come tale, essendo poco conosciuto sovente rifiutato.
Il cambiamento culturale che si sta vivendo oggi, pur essendo più evidente nei giovani convenzionalmente definiti “generazione Z”, in concreto riguarda tutti con la naturale conseguenza che tutti si è più liberi nell'esprimere i propri ideali e manifestare le proprie azioni. La vita, di per sé, si presta a essere fluida, ma si rischia di ingessarla quando si finisce di pensarla sempre allo stesso modo. Vale dunque la pena riflettere sul fatto che è arrivato il momento di ascoltare e soprattutto di imparare dagli altri e dalle loro esperienze perché, come afferma Simone Marchetti, direttore di Vanity Fair, “quando si parla della diversità di qualcuno, c'è sempre in gioco la libertà di tutti”.
Ecco dunque la necessità di condurre una sorta d'inchiesta lavorando su tematiche comuni quali femminismo, disabilità, razzismo, religione, sessismo e ogni altro argomento non necessariamente riconducibile alla questione di “genere”.
In un'ottica di tolleranza, comprensione e apertura dare voce, in senso metaforico e letterale grazie a un podcast, a persone che la fluidità la vivono quotidianamente sulla loro pelle.
Questo è stato l'oggetto della tesi dal titolo “Comizi di Genere” di Elena Gemello, classe 1998, laureatasi da remoto il 17 marzo scorso, con la votazione di 110 su 110, alla Libera Università di Bolzano, corso di laurea triennale e trilingue (inglese, tedesco e italiano) in Design della Comunicazione e del Prodotto.
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Intervista completa su La Fedeltà del 14 aprile.