Papa Francesco ha stabilito che i ministeri del Lettorato e dell’Accolitato siano aperti anche alle donne, in forma stabile e istituzionalizzata con un apposito mandato. Lo ha fatto attraverso il motu proprio “Spiritus Domini” (che modifica il primo paragrafo del canone 230 del Codice di Diritto canonico), pubblicato nel gennaio scorso. Il Pontefice ha stabilito quindi che le donne possano accedere a questi ministeri e che essi vengano attribuiti anche attraverso un atto liturgico che li istituzionalizza.
Non si tratta di una decisione particolarmente “progressista”. Le donne che leggono la Parola di Dio durante le celebrazioni liturgiche o che svolgono un servizio all’altare, come ministranti o come dispensatrici dell’eucaristia, non sono certo una novità. Il Papa, dunque, ha semplicemente riconosciuto una prassi già in vigore che affonda le sue radici teologiche nella corresponsabilità di tutti i battezzati nella Chiesa, e in particolare nella missione del laicato. Citando il documento finale del Sinodo per l’Amazzonia il Papa osserva come “per tutta la Chiesa, nella varietà delle situazioni, è urgente che si promuovano e si conferiscano ministeri a uomini e donne... È la Chiesa degli uomini e delle donne battezzati che dobbiamo consolidare promuovendo la ministerialità e, soprattutto, la consapevolezza della comune dignità battesimale”.
Senza dimenticare che nei Paesi dove è esigua o assente la presenza anche dei ministri non ordinati uomini – oltre a quella dei diaconi e dei sacerdoti – le donne, suore e laiche, svolgono già mansioni di guida della comunità.
Si tratta comunque di un passo in avanti lungo la strada della declericalizzazione all’interno della Chiesa. Il Papa, con il motu proprio, ufficializza e rende istituzionale questa presenza femminile. Si tratta cioè di un riconoscimento formale e giuridico del “contributo prezioso che da tempo moltissimi laici, anche donne, offrono alla vita e alla missione della Chiesa – spiega il Papa -. La scelta di conferire anche alle donne questi uffici, che comportano una stabilità, un riconoscimento pubblico e il mandato da parte del vescovo, rende più effettiva nella Chiesa la partecipazione di tutti all’opera dell’evangelizzazione”.
Ma la strada da percorrere resta lunga sia sul versante di una maggiore presenza delle donne nel processo decisionale in diversi ambiti della vita della Chiesa (cfr. “Evangelii Gaudium” 104), sia su quello che il Papa chiama “reciprocità” tra il ministero ordinato e i ministeri laicali, soprattutto quelli al femminile. Sullo sfondo, le questioni spinose del diaconato femminile, emersa con forza durante il Sinodo per l’Amazzonia e su cui Papa Francesco aveva già istituito una commissione di studio, e del sacerdozio alle donne. Su questi fronti non si registrano avanzamenti significativi, ma certamente un processo è iniziato, vedremo dove porterà. Si annunciano tempi lunghi.