Vaccini unica arma per uscire dalla pandemia

Vaccino Johnson&Johnson, rischi inferiori a vantaggi. Medici, mortalità scesa del 95% grazie alla vaccinazione

Vaccino coronavirus
(foto ANSA SIR)

“Le sospensioni cautelative da parte di organismi di controllo come Fda ed Ema sono necessarie per fare al più presto ulteriore chiarezza. Da un lato c’è la necessità assoluta di avere un gran numero di vaccini perché l’obiettivo rimane quello di poter vaccinare nel tempo più breve possibile una quota importante della popolazione, iniziando dalle fasce più deboli e a maggiore rischio; dall’altro sussiste la necessità di comprendere quali effetti collaterali possano avere questi vaccini. Occorre tuttavia precisare che, analizzando i dati, si tratta di numeri estremamente piccoli: i rischi sono di gran lunga inferiori rispetto ai vantaggi della vaccinazione”. Non ha dubbi Roberto Cauda, ordinario di malattie infettive all’Università Cattolica e direttore dell’Unità di malattie infettive del Policlinico Agostino Gemelli di Roma, commentando al Sir la sospensione precauzionale immediata delle somministrazioni di vaccino Johnson&Johnson il 13 aprile negli Usa dopo 6 casi di trombosi (uno letale) su 7 milioni di vaccinati. Una doccia fredda sulla campagna vaccinale mentre lunedì sono arrivate in Italia le prime 184mila dosi del siero Usa.
“Parliamo di meno di un caso ogni milione”, avverte Cauda precisando che “se si considera il rischio molto grave, anche in termini di decessi, di farmaci di largo consumo che assumiamo ogni giorno, non c’è paragone rispetto a questi numeri”. Il dato, spiega, è emerso “perché sono stati fatti milioni e milioni di vaccini; non era possibile rilevarlo in fase di sperimentazione con numeri più piccoli”. “Non so cosa stabiliranno Fda, Ema ed Aifa”, prosegue l’esperto, ma “siccome per quanto riguarda AstraZeneca gli eventi avversi riguardano donne intorno ai quarant’anni – per Johnson&Johnson non è ancora stato specificato se si tratti di donne e/o uomini – si potrebbe pensare di ‘cucire’ addosso alle persone il vaccino più adatto. Una sorta di ‘personalizzazione’ del vaccino che però, se dato preferenzialmente ad una determinata fascia di età, potrebbe creare problemi di approvvigionamento”.
Secondo Cauda, quando si ragiona in termini di sanità pubblica bisogna “considerare il grandissimo vantaggio di una vaccinazione che previene un’infezione che può, anche se non sempre lo fa, decorrere in forma molto grave portando chi ne è affetto al ricovero in ospedale, o in terapia intensiva o addirittura alla morte. Non vorrei che, soffermandoci troppo sui rarissimi effetti collaterali, si dimenticasse la gravità di questa malattia che ogni giorno solo nel nostro Paese continua a provocare centinaia e centinaia di morti”.

Senza vaccinazioni continueremo ad avere un altissimo costo di vite umane
“Non sappiamo ancora se gli eventi avversi segnalati siano legati al vettore virale impiegato nei due vaccini sotto osservazione – l’adenovirus di scimpanzé utilizzato da AstraZeneca o l’adenovirus umano di Johnson&Johnson – oppure al Dna, come ipotizzato da alcuni ricercatori” risponde Roberto Cauda ad una domanda del Sir. “È prematuro trarre conclusioni perché ad oggi non ci sono dati a favore o contro una determinata ipotesi”. L’infettivologo precisa, tuttavia, che “ci sono state segnalazioni di eventi trombotici a carico dei seni venosi cerebrali anche in soggetti affetti dalla malattia naturale. È chiaro che in questi casi il vaccino non c’entra nulla. In ogni caso è bene non addentrarsi in valutazioni senza prove scientifiche”.
Intanto nel nostro Paese aumentano i timori dei cittadini che hanno disdetto diverse prenotazioni nei centri vaccinali dove si somministra il siero anglo-svedese, ma Cauda invita a non perdere la fiducia: “Il rischio zero non esiste. I cittadini devono continuare a fidarsi dei vaccini. Non ci sono alternative. Senza vaccinazioni la malattia continuerà a imperversare con continue mutazioni e un altissimo costo di vite umane”.
Un dato può aiutare a capire: nei primi sette giorni di aprile in Italia sono morte circa 3.000 persone a causa del Covid, appena 212 in Gran Bretagna, Paese dove sono state somministrate 40,5 milioni di dosi di vaccini (32,3 milioni di prime dosi, cioè il 60% della popolazione, e 8,2 milioni di richiami). “Sono convinto – conclude Cauda – che in questa fase, salvo imprevisti, l’unica nostra certezza per uscirne in tempi brevi e senza troppi danni consista nella vaccinazione di massa”.

Medici, mortalità scesa del 95% grazie alla vaccinazione
“Sollecito tutti ad avere fiducia nella scienza e ad affidarsi ai medici per la scelta del vaccino”: è l'appello di Filippo Anelli, presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici. L'arma del vaccino, ha detto, “funziona ed è l'unica vera via per uscire dall'emergenza. Grazie alla vaccinazione di tutti i medici - ha spiegato - la mortalità nella nostra categoria si è abbattuta del 95%. Ogni mese registravamo tra 40 e 60 decessi. A marzo ce ne sono stati 10, nei 10 giorni di aprile soltanto 1”.