Fabio Gonella… fossanese in trasferta

Trequartista, dal 2007 al 2019 nel vivaio del Toro, ha giocato in D con le maglie di Bra e Saluzzo

Gonella Fabio

Nella corsa alla salvezza del Girone A di Serie D 2020/21 non è solo coinvolta la squadra del Fossano Calcio, alle prese con una rimonta che avrebbe del miracoloso. A rappresentare la città degli Acaja c’è, infatti, anche Fabio Gonella attaccante classe 2000 in forza al Saluzzo. Con Fabio, abbiamo fatto il punto sulla stagione del club granata, con qualche spunto sulle sue esperienze precedenti.

Gonella Fabio

Il tuo impatto a Saluzzo è stato importante (4 reti in 18 presenze, ndr). Come ti stai trovando?
Molto bene. Avevo molta voglia di rimettermi in gioco e soprattutto di scendere in campo, dopo una prima parte di stagione difficile a Bra. A Saluzzo sono subito partito alla grande, poi forse sono calato un po’, ma spero ora di poter dare una mano alla squadra nel rush finale per centrare il nostro obiettivo.
Con Boschetto immaginiamo che ci sia da correre tanto...
È un grande allenatore e lo sta dimostrando. La corsa e il sacrificio sono un nostro punto di forza, perché tutti lavorano per il bene della squadra. In settimana ci prepariamo sempre per avere una fase difensiva solida, alla quale dobbiamo partecipare attivamente anche noi giocatori d’attacco. È questo il motivo per cui qualche volta quando arriviamo sotto porta non siamo proprio precisissimi (ride, ndr).
La salvezza è alla portata?
Assolutamente sì. Le due settimane di stop ci hanno dato una mano per ritrovare la migliore condizione, ma ora inizia una sorta di “mini-torneo” finale, in cui dovremo fare più punti possibili. Io resto dell’idea che non dobbiamo pensare alle avversarie o a possibili cambi di regolamento sulle retrocessioni: quel che conta è il nostro percorso, che dovrà essere il migliore possibile. 
Che stagione è stata, fin qui?
Un’annata anomala, ma lo potevamo immaginare. Di fatto, complici le settimane dedicate ai recuperi, il campionato è stato suddiviso in periodi ad alta intensità di partite, seguiti da settimane di pausa, utili per ricaricare le batterie ma anche rischiose da un punto di vista fisico. Sicuramente a me sono servite, perché mi hanno permesso di giocare molto con il Saluzzo, avendo poi molte gare da recuperare.
A proposito della tua prima parte di stagione a Bra, che cosa non ha funzionato?
È difficile dare un motivo preciso. Di certo, quando in autunno mi chiamarono, io dissi subito di sì, perché sotto la Zizzola avevo già giocato due anni fa e mi ero trovato molto bene. Purtroppo, quando sono arrivato la squadra era già rodata e ho dovuto rincorrere per raggiungere la forma perfetta. Entrato in condizione, però, benché spingessi al massimo, il mister non mi ha mai dato molto spazio. Scelte più che legittime, ma io non potevo far altro che guardarmi attorno.
Tra le tue avversarie c’è anche il Fossano. Come lo vedi? 
Spero per la società che possa centrare la salvezza. Mi sono allenato al “Pochissimo” per due settimane prima della chiamata del Bra e conosco praticamente tutti. Sono ottimi ragazzi e bravissimi giocatori. Il calcio è fatto di alti e bassi, ma credo sia importante mantenere sempre la lucidità e saper voltare pagina rapidamente.
Facciamo un salto indietro. Un anno fa circa, vivevi la grande emozione di allenarti con la prima squadra del Torino. Che ricordi hai?
Diciamo che è stata la chiusura perfetta di tredici anni bellissimi, vissuti con le giovanili granata. Ho avuto anche un po’ di fortuna, perché è stata una situazione generata dalla pandemia, ma è stato fantastico poterla vivere.
Chi ti impressionò di più? 
Sicuramente Belotti e altri “vecchi”: Ansaldi, Sirigu, Izzo, solo per citarne alcuni. Allenandoti con loro, impari che senza umiltà e concentrazione massima negli allenamenti non arrivi da nessuna parte. È un insegnamento che porterò con me per tutta la carriera.
A 21 anni compiuti da poco (lo scorso 30 aprile, ndr), che bilancio puoi fare della tua crescita nel calcio?
Sicuramente positivo, nonostante i tanti sacrifici. Sono entrato nel vivaio del Torino nel gennaio 2007 e ci sono rimasto fino al gennaio 2019, quando ho vissuto la prima parentesi braidese. Poi sono tornato per giocare in Primavera, anche se qualche infortunio mi ha limitato. Mi porto comunque dietro un bagaglio importante, fatto di giornate vissute a pieno ritmo tra allenamenti doppi e studi serali, ma anche di tanti insegnamenti di vita.
Ora, cosa ti aspetti dalla tua carriera?
Intanto, spero di centrare la salvezza con il Saluzzo, che sarebbe un traguardo storico. Non è impossibile e ci crediamo davvero. Poi, si vedrà. Onestamente non ci ho ancora pensato, perché sono focalizzato totalmente sulla nostra corsa.
c.c.

Il servizio su La Fedeltà di mercoledì 5 maggio 2021