Il doposcuola Vera De Benedetti oggi

Fu creato per gli studenti stranieri della Media: ora "in cattedra" ci sono immigrate di "seconda generazione"

Il doposcuola in ricordo di Vera De Benedetti

Chissà che cosa ne direbbe, Vera, del “suo” doposcuola. Del doposcuola che avviò lei e che ora porta il suo nome. Del doposcuola che nacque per aiutare i ragazzini stranieri giunti in Italia, durante i primi massicci flussi migratori, e che oggi annovera, nel ruolo di tutor, le “seconde generazioni”, ragazze di una ventina d’anni nate da coppie del Marocco o della Mauritania che conoscono così bene la lingua e la cultura del nostro Paese da essere in grado di assistere studenti più giovani.
Per scoprire che cos’è oggi il doposcuola Vera De Benedetti, abbiamo incontrato le educatrici della cooperativa Caracol insieme con alcune tutor. Ma facciamo un passo indietro.

Vera e la sua eredità
Quando l’immigrazione verso l’Italia cominciò a portare anche nelle aule fossanesi studenti stranieri, un’insegnante creò un doposcuola, coinvolgendo soprattutto colleghi in pensione, per aiutare quelle ragazzine e quei ragazzini ad imparare più rapidamente la lingua e conoscere meglio la cultura del Paese che li ospitava. Quell’insegnante è Vera De Benedetti. Probabilmente, dopo aver raggiunto la pensione, Vera avrebbe dedicato tutta se stessa al “suo” doposcuola; ma purtroppo non poté farlo, morendo a soli 65 anni per una malattia.
La sua eredità non è, però, andata perduta. L’ha raccolta la Caritas diocesana, che a sua volta ha coinvolto la cooperativa Caracol. Quest’ultima “schiera” le sue educatrici, a cui si aggiungono le “tutor”, studentesse delle Superiori o universitarie che aiutano gli iscritti al doposcuola.
Quest’ultimo è frequentato da studenti di seconda e terza Media dei due Istituti comprensivi di Fossano: la scuola stessa propone ad allievi con qualche difficoltà nello studio di aderirvi, il che avviene con il consenso delle rispettive famiglie.
Oggi gli iscritti al doposcuola sono una quarantina, italiani e stranieri. I tutor sono una decina, quasi tutte ragazze, residenti a Fossano e Genola. C’è chi, figlia di immigrati, a suo tempo frequentò il doposcuola e oggi si dedica ad esso come tutor: una storia di integrazione che dalle pagine de “la Fedeltà” dovrebbe balzare sui quotidiani nazionali.

Al tempo del Covid-19
Prima che fossero adottate norme straordinarie contro la diffusione del Coronavirus, il doposcuola si svolgeva “in presenza”, in spazi messi a disposizione delle scuole per due pomeriggi a settimana. In seguito - e tuttora - anche il doposcuola ha cominciato a svolgersi “a distanza”.
I ragazzini con difficoltà nello studio di una stessa classe vengono suddivisi in piccoli gruppi affidati ad un tutor: si creano così delle classi virtuali, con cui il tutor si collega due volte a settimana, per un totale di due ore. Gli allievi vengono aiutati nello svolgimento dei compiti e nella preparazione delle verifiche, ma non finisce qui: “Si investe molto sul dialogo: gli studenti hanno bisogno di raccontarsi, per questo privilegiamo il momento iniziale quando cominciamo il doposcuola chiedendo agli iscritti «Come state?»” - spiegano le educatrici di Caracol -. C’è anche un confronto con i genitori, più di quanto succedesse con il doposcuola «in presenza»”.
L’esperienza “a distanza” ha anche altri risvolti positivi: “Si crea un rapporto molto stretto, più di quanto avveniva in aula, dov’eravamo in molti. E c’è più flessibilità: possiamo spostare l’appuntamento ad esempio per la preparazione di una verifica”. Si sfruttano, inoltre, tutte le potenzialità offerte dal web: se uno studente non ha ben compreso quanto l’insegnante ha spiegato, ecco che su Youtube si trova una video-lezione sul tema.

A Pasqua
Una prova di quanto sia stretto il rapporto con gli iscritti al doposcuola, la fornisce il regalo che educatrici e tutor hanno preparato per loro nel periodo pasquale. A casa di ciascuno di essi è giunto un pacco con, all’interno, del cioccolato, mais per la preparazione dei pop-corn, del terriccio e semi da mettere a dimora, un messaggio di incoraggiamento, una lista di film da vedere e libri da leggere. Approfittando del fatto che la Pasqua dei cristiani e il Ramadan dei musulmani in questo 2021 cadevano nello stesso periodo, il biglietto destinato ai ragazzini di religione islamica recitava “Buon Ramadan”.
Con Caritas diocesana, Caracol e Istituti comprensivi, nell’organizzazione del doposcuola è coinvolto il Consorzio Monviso solidale.

Su "la Fedeltà" in edicola, l'intervista ad alcune tutor