Il vescovo passato per Maddalene (2ª parte)

Bologna Secondo

Quella del Sacro Cuore non sembra essere una parrocchia facile, anche perché in continua espansione e con una popolazione composta in larga parte da impiegati, che notoriamente sono una categoria più di altre soggetta a trasferimenti di residenza. Le condizioni dell’anziano parroco, poi, limitano al minimo i suoi impegni pastorali, destinati quindi a ricadere quasi per intero su don Secondo Bologna, unico viceparroco, che tuttavia trova il tempo di studiare e conseguire la laurea in Teologia. Per questo subentrare al parroco (che chiude gli occhi il 25 aprile 1932) non comporta per lui un aggravio di impegni e di fatiche, continuando egli a fare quanto già era abituato in precedenza, grazie anche all’esuberanza dei trentenni e allo slancio di una vocazione vissuta all’ennesima potenza, in virtù della quale cresce in empatia e in premura: visita gli ammalati, parla volentieri con i parrocchiani, si occupa di carità, beneficienza, opere sociali, ed entra velocemente nel cuore dei parrocchiani.
È anche molto stimato dai superiori e in particolare dal vescovo monsignor Rosso, che gli riconosce “una marcia in più” e che già nel 1937 lo fa inserire tra i sacerdoti “episcopabili”, nominandolo anche canonico onorario della cattedrale e qualche amico vede in questo un semplice “tirocinio con la cappa canonicale per prepararsi a quella episcopale”. Che arriva davvero a fine 1939 per la diocesi di Boiano-Campobasso, facendo così avverare l’antica predizione di papà Bologna. L’ordinazione avviene proprio nella chiesa del Sacro Cuore, per espressa volontà dell’ordinando, il 31 marzo 1940, seconda domenica di Pasqua, all’interno di una celebrazione in cui la gioia per l’evento si fonde con la tristezza di un distacco, che porterà inoltre l’amato parroco in una località non proprio dietro l’angolo. Significativo è che monsignor Bologna, quindici giorni dopo, cioè esattamente domenica 14 aprile, scelga di tornare a Maddalene per una giornata di festa con i suoi antichi comparrocchiani, quasi a mettere in rilievo che, affettivamente parlando, la sua permanenza sul territorio fossanese non è stata per nulla banale.
L’invito gli è rivolto dal pievano don Mana e Monsignore, ricorda la cronaca del nostro giornale, dopo aver ricevuto ai confini della diocesi “l’omaggio dei murazzesi con a capo il reverendo Arciprete, giunse in macchina ai confini della parrocchia, atteso dai nostri giovani in bicicletta, sventolanti bandierine, i quali gli fecero da scorta d’onore fino alla chiesa parrocchiale. Sul piazzale erano ad attenderlo i rev.mi canonici Salomone e Giuliano in rappresentanza del Capitolo Cattedrale di Fossano, il rev.do Pievano coi parroci di Gerbo, S. Biagio, S. Vittore, Mellea, Piovani, tutti in mozzetta, il Capocantone, i rappresentanti l’Azione Cattolica e tutta la popolazione di Maddalene e delle frazioni limitrofe”. Il saluto di benvenuto è affidato al penalista torinese Maurizio Preve, che definisce Maddalene “la Nazareth di Monsignor Bologna”, che però, a diversità di quella di evangelica memoria, vuole dimostrare con l’affetto di quel giorno, un’infinità di doni e un signorile rinfresco, che non sempre è vero che “nessuno è profeta in patria”. Parte da Cuneo il 27 aprile, un sabato, dopo un’ultima funzione nella chiesa del Sacro Cuore e il cronista riporta anche l’ora (le 10,11) in cui il treno si porta via monsignor Secondo in direzione Campobasso, dove la sera del giorno successivo prende possesso di una diocesi fortemente divisa, con un clero disgregato che inutilmente cerca di far rimarginare la ferita provocata dal trasferimento della sede episcopale da Boiano a Campobasso.

(2 - continua)