Mottarone, domiciliari per il caposervizio della funivia

Scarcerati gli altri due fermati - La causa dell'incidente il cedimento di un cavo e il freno d'emergenza disattivato - Sta meglio il bimbo sopravvissuto

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Un cavo, quello trainante, che cede all’altezza della “testa fusa”, cioè dove è attaccato alla cabina; il freno di emergenza che non interviene perché un divaricatore - “forchettone” o “forchetta”, in gergo - lo impedisce. È questa, secondo gli inquirenti, la dinamica del disastro del Mottarone. La morte di 14 persone che si trovavano a bordo della cabina precipitata lungo la funivia del monte sarebbe quindi dovuta ad un errore umano, anzi a scelte irresponsabili di cui ora deve rispondere Gabriele Tadini, il caposervizio della struttura.

L’incidente è avvenuto lo scorso 23 maggio, quando la funivia, che conduce da Stresa a un punto panoramico sul lago Maggiore molto apprezzato dai turisti, era da poco tornata in funzione, dopo il lungo periodo di stop dovuto alle norme anti-contagio contro il Coronavirus. Secondo quanto è emerso, alcuni malfunzionamenti facevano temere che il freno di emergenza intervenisse e bloccasse l’impianto: si è pertanto deciso di disattivare questo dispositivo collocando un divaricatore che impedisse alle ganasce di chiudersi. È così successo che quando il cavo trainante della funivia all’improvviso si è sfilacciato e ha ceduto, la cabina che stava per giungere sulla vetta del Mottarone ha cominciato a scivolare verso valle, fino ad urtare l’ultimo pilone che aveva superato in salita, senza che nulla frenasse la sua corsa.

La Procura di Verbania ha disposto il fermo di tre persone, fra le quali c’è il caposervizio della funivia Tadini; il gip ha destinato agli arresti domiciliari quest’ultimo, mentre ha scarcerato gli altri due - il gestore della funivia e il direttore di esercizio - su cui lo stesso Tadini avrebbe tentato di far cadere delle responsabilità per alleggerire la propria posizione. Non si esclude, per contro, che nuovi nomi compaiono nel registro degli indagati: gli inquirenti vogliono infatti scoprire “in che termini” i dipendenti della società che gestisce la funivia del Mottarone fossero informati sulla pratica di bloccare il freno d’emergenza tramite il forchettone. Pratica che, a quanto pare, era ricorrente, sebbene ciò significasse far lavorare la funivia senza le necessarie condizioni di sicurezza, e che scongiurava il rischio di perdite economiche provocate da momentanei stop dell’impianto, a loro volta dovuti all’intervento del freno d’emergenza.

Mentre le indagini proseguono, migliorano le condizioni dell’unico sopravvissuto del gruppo di turisti a bordo della cabina precipitata. È un bambino di 5 anni, si chiama Eitan e ha origini israeliane come la sua famiglia distrutta nell’incidente: probabilmente il padre è riuscito a salvargli la vita proteggendolo con il proprio corpo durante il terribile “volo” della cabina. Il piccolo è ricoverato all’ospedale Regina Margherita di Torino.

Agli altri passeggeri, che non sono sopravvissuti all’incidente, la Regione ha dedicato una giornata di lutto, da rispettare in tutto il Piemonte, lo scorso 30 maggio.