Non sprechiamola

La parola d’ordine è ripartire. O anche voglia di ricominciare, voglia di libertà. Normale che sia così. Giusto che sia così. Non tanto per lasciarsi alle spalle tutto, ma per gustare nuovamente una vita più piena, dove le relazioni a distanza, il lavoro a distanza (per chi ha potuto continuare) si riapproprino dei loro spazi. E quelle distanze si accorcino. Le vaccinazioni che procedono, la curva dei contagi che scende, tutto fa ben sperare. E ne abbiamo davvero bisogno. Come abbiamo bisogno di un bel concerto, di una serata al ristorante, di una vacanza. C’è tuttavia un rischio che non dobbiamo correre. Quello che il comprensibile entusiasmo e la voglia di evasione ci facciano dimenticare quel che è stato e quel che ci ha o ci avrebbe dovuto insegnare. Papa Francesco lo diceva esattamente un anno fa, a fine maggio 2020, quando celebrando la prima messa con i fedeli in San Pietro ammoniva: “Peggio di questa crisi c’è solo il dramma di sprecarla”. E la sprecheremo se non proveremo a cambiare. La sprecheremo se daremo per scontati i rapporti, la vicinanza, ogni singola carezza. La sprecheremo se penseremo soltanto di aver vissuto un incubo e di esserci risvegliati. La sprecheremo se non faremo memoria di quanto siamo fragili e bisognosi di aiuto. E quanto possiamo essere di aiuto per gli altri. La sprecheranno coloro che ci governano se non penseranno a come ridisegnare e gestire meglio la “cosa pubblica” per il futuro, che inizia già oggi. Tra i beni pubblici ce ne sono alcuni imprescindibili. La salute, la cultura, la scuola, l’assistenza ai più deboli, il lavoro. Sono ambiti da rivedere, in cui investire o quelle parole del Papa da monito si trasformeranno in profezia.