20 anni di Osservatorio per le barriere architettoniche

Un’attività incessante per una città più accessibile e per una cultura dell’inclusività

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Quanto tempo ci vuole per costruire una città, e quanto per ricostruirla, riplasmarla, renderla più vivibile per tutti? “Roma non fu costruita in un giorno” cantavano i Morcheeba in un successo di qualche anno fa, e neppure Fossano, con le dovute proporzioni, è nata in un giorno soltanto, ma è il risultato di secoli di lavoro, costruzioni, ricostruzioni e ampliamenti. C’è tuttavia un lavoro costante degli ultimi 20 anni che ha cambiato in parte il volto della città, rendendola più accessibile, più inclusiva, più “a portata di tutti”. È il lavoro incessante dell’Osservatorio per le barriere architettoniche che ha iniziato il suo percorso nel 2001 e in questi anni di strada ne ha fatta tanta, eliminando gli ostacoli che rendevano inaccessibili alcune aree, a volte con interventi piccoli e apparentemente invisibili ma in grado di cambiare radicalmente la qualità della vita di chi ha problemi di mobilità. E accanto al lavoro di abbattimento delle barriere “fisiche” si è affiancato un altro lavoro, forse ancora più importante e impegnativo, quello dell’abbattimento delle barriere culturali.
“Venti anni fa abbiamo iniziato a pensare la città con la voglia di renderla più accessibile a tutti, ai disabili, ma anche ai bambini e alle persone anziane con difficoltà a deambulare - spiega Igor Calcagno, nell’Oba sin dalle sue origini -. La nostra è stata fin da subito un’attività svolta in modo sistematico e continuativo nella consapevolezza che abbattere le barriere rappresenta un vantaggio per tutti”.
“In questi anni il nostro gruppo ha lavorato sodo, in modo assolutamente gratuito - spiegano i rappresentanti dell’Osservatorio - alcuni di noi purtroppo ci hanno lasciati, ma hanno lasciato un segno importante in questa città. Tra questi ricordiamo Sandra Malenchino, Fernanda Mocca Fenu, Antonio Avataneo”.
Si è lavorato molto sulla città ma non sono mancati interventi anche nelle frazioni come ad esempio al centro ricreativo di Loreto. E si è lavorato tenendo conto delle diverse disabilità, come sottolinea Rosanna Cavallero, “perché a volte quello che per alcuni può essere un ostacolo o un impedimento può in realtà diventare un punto di riferimento per altri, come avviene nel caso degli ipovedenti che hanno bisogno di elementi fisici che indichino il percorso da fare per arrivare in un determinato luogo”.
In 20 anni sono stati investiti qualcosa come 700 mila euro in interventi di abbattimento, adeguamento, realizzazione di rampe... “Credo che tutto questo lavoro sia andato anche a vantaggio dell’economia locale - continua Calcagno che è stato anche presidente della Commissione urbanistica di Fossano -. Una città più accessibile è anche più ospitale, e l’economia e il commercio possono trarne beneficio.
Tutto questo l’Oba lo ha fatto grazie ad una fitta rete di collaborazioni e con il sostegno di enti e privati, dal Comune di Fossano alla Fondazione Cassa di risparmio di Fossano, all’Ascom e InFossano alla Confartigianato a tanti privati che grazie al lavoro di sensibilizzazione dell’Oba hanno deciso di mettere in atto interventi per abbattere barriere architettoniche.
Dal 2014 l’Oba sostiene il servizio di Neuropsichiatria infantile di Fossano e il Centro di riabilitazione visiva di Fossano.
Tra i progetti recenti, illustrati da la Fedeltà nei mesi scorsi, c’è il progetto “Liberi di andare” che organizza viaggi verso ospedali e strutture sanitarie per visite e analisi e altri spostamenti laddove il servizio pubblico non è in grado di fornire risposte adeguate. Un progetto fortemente voluto dall’Oba e realizzato grazie al contributo essenziale della Olocco srl delle famiglie Olocco e Mina e con la collaborazione della Croce bianca di Fossano. 
Insomma tante attività, tanti progetti, tanti interventi tutti sempre “in gruppo” perché un lavoro come quello dell’Oba è un’attività che si fa in equipe. Un lavoro che è diventato anche esempio per altre città. “Abbiamo fatto scuola a città vicine a noi, come Savigliano, Bra, Mondovì e Cuneo”, spiegano.
Un’attività che non finisce ma che prosegue senza sosta, per eliminare le barriere ancora presenti (laddove è possibile e ragionevole farlo) e per continuare a sorvegliare perché non se ne realizzino di nuove. Ma soprattutto per far crescere la cultura dell’inclusività e dell’attenzione a tutti.
I prossimi interventi? Ci sono ancora alcuni marciapiedi da sistemare, rendere più accessibili strutture come la bocciofila Autonomi, realizzare due ascensori al cimitero cittadino... Dopo 20 anni l’Oba prosegue la sua attività e non si ferma. Come ha sempre fatto, con determinazione e nella ricerca di un dialogo costruttivo.