I ciclisti li hanno seguiti in auto, ma probabilmente non hanno faticato di meno. Giada Bergamaschi e Noemi Risso - 20 e 22 anni, di Fossano e Centallo - sono stati i volti di Valmora, l’acqua “ufficiale” del Giro d’Italia. Questo ruolo, che l’azienda piemontese ha assegnato alle due modelle per il secondo anno consecutivo, le ha impegnate in un mucchio di attività lungo le tappe in cui si è snodata la gara, dall’8 al 30 maggio scorso.
La sveglia, per Giada e Noemi, suonava presto ogni giorno, verso le 6. A bordo della Toyota Rav 4 rosa e brandizzata che le avrebbe accompagnate per tutto il Giro, raggiungevano il “Villaggio” allestito nella città di tappa: la Rav 4 rimaneva in esposizione, mentre le due modelle si dedicavano al “sampling”, cioè alla distribuzione gratuita di bottigliette ovviamente di Valmora. In seguito di nuovo a bordo della Toyota con cui le giovani, sole alla guida, avrebbero raggiunto la città della tappa successiva: a volte occorreva percorrere perfino 400 chilometri. E, all’arrivo, la sfida per la coppia era trovare il cibo, perché molti ristoranti erano chiusi per le norme straordinarie contro il coronavirus. Infine a letto, ovviamente presto, perché quella successiva sarebbe stata un’altra giornata impegnativa.
Gli imprevisti ovviamente non mancavano, e lo stesso orario di partenza per i ciclisti poteva variare secondo le condizioni meteorologiche. Come se tutto ciò non bastasse, Giada e Noemi durante il Giro sono state incaricate sempre da Valmora di produrre contenuti per i social network, soprattutto Instagram: oltre al pubblico “reale”, numerosissimo, occorreva insomma pensare a quello “virtuale”.
“Abbiamo conosciuto la fidanzata di Egan Bernal - racconta Noemi -. Le abbiamo consegnato una bottiglietta e abbiamo incominciato a parlare, lei ovviamente in spagnolo. Una persona molto umile”. Questa e altre esperienze vissute durante il Giro confermano l’importanza di conoscere le lingue straniere: “Non bastano inglese e francese: servono anche un po’ di spagnolo un po’ di tedesco, perché il pubblico del Giro è costituito da persone di varia nazionalità”. Se tante sono lingue che si ascoltano, non meno vari sono i paesaggi che s’incontrano: “Siamo passati dalla neve ai 30 gradi di Verona”.
Alcuni di questi paesaggi lasciano un certo rammarico: “Il Giro amplia il tuo orizzonte, non solo sportivo ma anche politico - commenta Giada -. Abbiamo toccato anche L’Aquila e altri paesi distrutti dal terremoto: non è accettabile che una città come L’Aquila sia com’era nel 2009. Passando nella periferia di Foggia, abbiamo potuto osservare l’arretratezze economica del Sud a confronto con il Nord, con aree come quelle che abbiamo attraversato in Piemonte, Lombardia o Veneto”. “È stato tutto bello, anche perché ci ha dato la possibilità di conoscere persone diverse - conclude Noemi -. Ma è anche stata, per così dire, una scuola di sopravvivenza, un’esperienza che ti forma al cento per cento”.