“School of mafia” – “Storm boy – il ragazzo che sapeva volare”

School of mafia

SCHOOL OF MAFIA
di Alessandro Pondi; con Giuseppe Maggio, Guglielmo Poggi, Michele Ragno, Emilio Solfrizzi, Fabrizio Ferracane, Nino Frassica, Paolo Calabresi, Tony Sperandeo.
Probabilmente non resterà negli annali della storia del cinema, tuttavia più di una risata è garantita da questa simpatica commedia di Alessandro Pondi. Scritta dal regista insieme a Paolo Logli, Riccardo Irrera e Mauro Graiani, il film è un’esilarante parodia del mondo della mafia, dei suoi clichè e stereotipi ridicolizzati dagli autori con dissacrante acutezza.
Figli di boss delle più potenti famiglie newyorkesi Tony, Nick e Joe coltivano il sogno di una vita diversa da quella che i padri hanno immaginato per loro: Tony è un insegnante di danza, Nick un chitarrista che aspira ad entrare in un famoso talent show, Joe addirittura è cadetto dell’accademia di polizia. I sogni e le aspettative dei ragazzi sono insomma lontani anni luce dal mondo dei padri, i quali tuttavia non sono disposti a rinunciare a fare dei figli gli eredi del loro potere. E così, per riportare i “ribelli” al loro “ambiente familiare” i tre ragazzi vengono rapiti e portati in Sicilia alla scuola di Don Turi ‘u Appicciaturi (uno strepitoso Nino Frassica che, per inciso, è l’unico vero siciliano di tutto il cast), il Padrino per antonomasia che dovrà addestrare i giovanotti a diventare dei veri boss. Simpaticamente spregiudicato nel distruggere uno dopo l’altro tutti i (falsi) miti del “milieu mafioso” il film si regge su una buona struttura narrativa corale dove tutti gli interpreti hanno la “faccia” e il ruolo giusto (da Emilio Solfrizzi a Fabrizio Ferracane, da Paolo Calabresi a Tony Sperandeo, passando ovviamente per i tre giovani protagonisti Giuseppe Maggio/Nick, Guglielmo Poggi/ Joe, Michele Ragno/Tony) e il processo dissacratorio del mondo mafioso ben si intreccia con una più sottesa riflessione sui temi dell’educazione e del rapporto padri-figli, tanto da far passare in secondo piano anche qualche incongruenza di troppo nello svolgersi della vicenda. Da vedere.

Storm Boy Il Ragazzo Che Sapeva Volare

STORM BOY
IL RAGAZZO CHE SAPEVA VOLARE
di Shawn Seet; con Jai Courtney, Finn Little, Geoffrey Rush, Erik Thomson, Natasha Wanganeen.
Liberamente tratto dall’omonimo romanzo “Storm Boy” di Colin Thiele (un classico della letteratura per l’infanzia nel mondo anglosassone), il film di Shawn Seet è una favola ecologica che non può che suscitare buoni sentimenti, risvegliando nell’animo dello spettatore adulto il ricordo del sé bambino e nel bambino l’immagine di una spensierata esistenza vissuta in simbiosi con la natura.
Uomo d’affari ricco e potente, Michael Kingley (il premio Oscar Geoffrey Rush) torna là dove da bambino aveva trascorso la sua infanzia, sull’incontaminata costa meridionale dell’Australia. Ora però Kingley è un anziano e influente uomo d’affari e il suo voto ad una mozione politico-economica potrebbe fortemente influenzare (in peggio) gli equilibri ecologici di quell’angolo di paradiso. La nipote di Kingley, decisamente schierata in difesa dell’ambiente fa pressione sullo zio, suscitando in lui i ricordi di un lontano passato, quando bambino aveva caparbiamente nutrito e cresciuto dei pellicani sfuggiti alla caccia dei bracconieri. I ricordi dell’infanzia nutriranno la coscienza dell’uomo adulto…
Storia d’amicizia tra un bambino e un maestoso volatile, “Storm Boy” vola (è il caso di dirlo) sulle ali della fantasia portandoci ad ammirare spazi e luoghi di stupefacente bellezza intonando un canto d’amore per la Terra e la Natura. Gli assi temporali del racconto si intrecciano, i sogni del bambino Kinsley si mescolano alle leggende dell’aborigeno narratore di storie e canti rituali (le antiche vie dei canti della tradizione orale aborigena australiana), la favola si svolge leggera e zuccherosa, in un tripudio di buoni sentimenti.