Olimpiadi: tra defezioni e focolai di Covid-19, tutto è pronto a Tokyo

Le speranze azzurre sono tutte nei nostri 384 atleti in gara in 36 discipline. Ne abbiamo parlato con il presidente del Csi, il Centro Sportivo italiano, Vittorio Bosio

Olimpiadi
(foto SIR)

Dopo un anno di attesa tutto è pronto a Tokyo per l’inaugurazione dei Giochi giapponesi in programma allo Stadio Olimpico venerdì 23 luglio. La rappresentativa azzurra che sfilerà sotto il tricolore durante la cerimonia inaugurale è composta da 384 atleti in gara in 36 discipline, 198 sono uomini, 186 le donne e 14 le riserve (8 uomini e 6 donne).
La XXXII edizione delle Olimpiadi, tuttavia, non inizia sotto i migliori auspici: si registra un focolaio Covid-19, con positivi tra atleti, organizzatori e giornalisti. Proprio in questi giorni il Giappone sta facendo registrare picchi di contagi che non si vedevano dal gennaio scorso quando furono registrate punte di oltre 2500 casi giornalieri. Mancheranno, poi, per motivi diversi, moltissimi atleti di risonanza mondiale, tra questi Usain Bolt, Roger Federer, Serena Williams, il nostro Berrettini e la velocista americana Sha’Carri Richardson.

Alla vigilia dell’inaugurazione il Sir ha parlato di Olimpiadi con il presidente del Csi, il Centro Sportivo italiano, Vittorio Bosio. ll Csi è la più antica associazione polisportiva attiva in Italia. Nata 77 anni fa, vanta 1,3 milioni di iscritti, il 60% dei quali ha meno di 16 anni, che militano in 12.708 Società Sportive, di cui 707 con atleti disabili, 132.338 sono invece gli allenatori, animatori, arbitri, giudici, e dirigenti. Il Csi, inoltre, è sempre stato una fucina di campioni, anche olimpionici: targati Csi sono, tra i tanti, Gianni Rivera, Carlo Pedersoli (Bud Spencer), Roberto Brunamonti, Cristian Zorzi, Elena Togut, Francesco Moser, Moreno Argentin e Felice Gimondi. Tutti partiti dalla base, dal Csi, dagli oratori e società collegate.

Presidente, siamo alla vigilia di Giochi Olimpici assolutamente inediti, tra Covid, defezioni e fuga di sponsor. Che Olimpiadi saranno?
Saranno Olimpiadi segnate dalla preoccupazione per la pandemia. Non ci sarà il pubblico sugli spalti e questo le renderà un po’ tristi. La visibilità garantita dalle televisioni e dai media di tutto il mondo non basterà, infatti, a supplire il calore di tifosi e appassionati che anima le gare durante il loro svolgimento. Nell’ultimo anno ci siamo un po’ abituati a vedere gli stadi vuoti a causa del Covid-19 salvo poi riscoprire, durante gli Europei di calcio, la bellezza dello sport con il pubblico presente. La situazione è complicata ma credo sia giusto gareggiare per dare un segno di speranza. Se avessero sospeso o rimandato ancora questi Giochi il messaggio lanciato sarebbe stato di preoccupazione e pessimismo per il futuro.

Nonostante tutto il fascino dei Giochi resta intatto…
Eventi come le Olimpiadi naturalmente trasmettono speranza, spirito di emulazione, veicolano tanti valori condivisi e vissuti anche nella quotidianità dello sport di base. Dunque lasceranno il segno: questi Giochi, da un lato, ci dicono che non siamo ancora fuori dalla pandemia e che per questo dobbiamo essere attenti e prudenti, ma dall’altro ci ricordano che lo sport è un generatore di speranza, una scuola di resilienza mai come adesso.

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(fonte SIR)