“Tornare a Fossano mi serve a fare il pieno di emozioni”

La “toccata e fuga” di Sergio Anfossi, dopo 18 mesi di pandemia vissuti ad Agadir

Sergio Anfossi

È tornato per qualche giorno, una scappata appena, la prima dopo l’esplosione della pandemia. A inizio luglio Sergio Anfossi - campione di handbike, ormai prevalentemente in Marocco dal 2015 - ha fatto tappa a Fossano per visite mediche già programmate lo scorso anno, poi annullate per Covid, e sbrigare alcune pratiche burocratiche. Lo abbiamo incontrato a un tavolino del Giardino dei tigli, dove ha soggiornato durante la sua breve permanenza. Un po’ in disparte - gli abbiamo chiesto - per potergli parlare con calma, senza essere interrotti dalla valanga di saluti che lo travolge amabilmente ad ogni sua uscita fossanese.

Ciao Sergio, da quanto tempo non tornavi più a Fossano?
Da 18 mesi. L’ultima volta era stata tra il 19 e il 23 dicembre 2019 per la messa in suffragio di mamma Caterina e zio Carlo, per vedere tutta la mia famiglia e far visita a zia Caterina al soggiorno per anziani di Trinità. Poi sono stato bloccato in Marocco, ad Agadir, dal Covid. 

Nessuna possibilità di spostarsi?
No, avrei potuto, ma avevo paura di non poter più tornare indietro. A Fossano, ormai, non ho più una casa. E se il Marocco avesse deciso di chiudere i voli, sarei rimasto... a piedi.

Come è andata la pandemia in Marocco?
Dopo i primi tre mesi di lockdown, la diffusione del virus è stata molto più blanda che in Italia. Dalla primavera 2020 non abbiamo più avuto chiusure, solo qualche limitazione a gennaio-febbraio 2021.

E per te?
La pandemia, lo confesso, mi ha messo un po’ in crisi. Sono single, non ho famiglia. Vivo con Lucky, il mio cane husky. Mi sono chiesto che cosa sarebbe potuto succedere se la situazione fosse degenerata. E ho avuto la tentazione di tornare in pianta stabile in Italia. In questo periodo, ho perso anche due zie, che non sono più riuscito a vedere e salutare, ed è stato per me motivo di grande tristezza. Ma, con il senno di poi, rimanere ad Agadir è stata la scelta giusta. 

Perché?
Perché in Marocco posso condurre una vita piena. Il clima mi consente di praticare sport, tenermi in forma e fare le cose che mi piacciono e mi fanno star bene. In Italia dovrei star chiuso in casa tutto l’inverno, e aspettare la sera per incontrare gli amici. Con il Covid, poi, non avrei potuto fare neanche quello.

Non ti manca Fossano?
Eccome, se mi manca. I miei amici, i miei affetti, i miei parenti (ho ancora tre zie e tre zii) sono tutti qua. Prima del Covid ci venivo ogni volta che volevo (in media ogni due mesi e mezzo) per fare il pieno di emozioni. Conto di poterlo fare di nuovo.

Come va con l’handbike?
Ho smesso con l’agonismo. Qui ad Agadir stanno rifacendo tutte le strade. E non è così facile allenarsi. Poi ho visto quanto è capitato a Zanardi... e non mi ha lasciato indifferente. Ma lo sport non l’ho mai abbandonato, anche perché per me è essenziale per la salute. Ho una palestra a casa e - quando non posso uscire con la bici da handbike - lo faccio con la carrozzina normale, da 8 a 16 km al giorno, lungo la Corniche di Agadir. È così che ho perso 6 dei 7 kg che avevo preso a inizio pandemia. 

E il ristorante Mamma Caterina?
C’è ancora. Dopo la morte di Bonny (Bonetto) lo porta avanti la figlia con il marito marocchino, rispettivamente cuoca e pizzaiolo. E sono contento che abbiano deciso di mantenere il nome che gli avevo dato. 

Quando ti rivedremo a Fossano?
Spero presto. Questo è tempo di compleanni. Il 23 luglio ne faccio 28 di carrozzina. Un mese esatto dopo farò anche quell’altro, un po’ più corposo: non basta... un mese per gamba! Conto di festeggiarlo con tutta la mia famiglia e con gli amici, anche quelli che non ho potuto incontrare in questa toccata e fuga. Permettimi, infine, di ringraziare il sindaco per l’aiuto prestato in questa mia visita. È sempre bello sentirsi accolti come a casa. 

Su "la Fedeltà" di mercoledì 21 luglio