Alla scoperta di Villa Chiusano, oggi resort di superlusso

Visita guidata con il Fai alla magione tra Centallo e Ronchi, dimora di campagna dei conti Caissotti di Chiusano

Villa Chiusano

La leggenda racconta che sul campetto da calcio - ancora oggi curatissimo - la Juve facesse i provini ai suoi nuovi calciatori. E che sull’ovale del prato inglese, davanti alla villa, scendesse l’elicottero dell’Avvocato (quello con la A maiuscola) per assistere alle partite più delicate nella “stanza portafortuna”, in compagnia del suo proprietario: l’amico fraterno Vittorio Caissotti di Chiusano, anche lui avvocato, anche lui grande appassionato di calcio e della Juve, di cui fu presidente dal 1990 al 2003, anno della sua (della loro) scomparsa.

Da qualche tempo quella magione è stata ribattezzata Villa Kimera ed è adibita a casa-vacanze di superlusso (stranieri il 90% dei clienti, 14 posti letto, affittati a prezzi stellari a un gruppo familiare per volta). Chi abita nella zona - tra Centallo e Ronchi, lungo la statale 231 - la conosce ancora come Villa Chiusano, la casa-azienda dei conti torinesi, imprenditori agricoli e proprietari, un tempo, di vaste porzioni della fertilissima campagna circostante. Per la sua storia, tuttavia, dapprima casa privata e poi resort esclusivo, pochi hanno avuto la fortuna di “metterci il naso”. Per questo, aveva il sapore di un evento la giornata di metà luglio in cui la “Kimera” ha aperto le porte ai visitatori per mostrarsi in tutta la sua bellezza.

L’iniziativa, tra un affittuario e l’altro, è stata concordata dalla proprietà (tra cui i discendenti Chiusano) e dal Fai (Fondo ambiente italiano), i cui volontari hanno accompagnato gli ospiti, suddivisi in quattro gruppi, tra i segreti della villa. Era la seconda volta - la prima fu nel 2019 - e rientrava in un “trittico” di visite che è partito da Villa Bersezio a Passatore (il 7 luglio) ed è proseguita con Villa Custoza a Cuneo (il 21 luglio). Di tutte, Villa Kimera è quella meglio conservata, proprio grazie alla sua nuova destinazione per altri versi discutibile.

Dalle giovani guide del Fai abbiamo scoperto che è di proprietà dei Chiusano dal 1580 (il corpo centrale fu edificato nel 1667), che ospitò nel 1744 il re di Sardegna Carlo Emanuele III, ferito da un colpo di cannone nella battaglia di Madonna dell’Olmo contro l’esercito franco-spagnolo e che, nata come casa-azienda, punto di riferimento e di raccolta per tutto il contado, si trasformò nel tempo in una sorta di dimora estiva. Abbiamo ammirato gli arredi (in parte ancora originali), i dipinti (con molti ritratti degli antenati del casato Chiusano), i pavimenti, le sovrapporte, gli stemmi, le statue all’ingresso (quattro putti raffiguranti le quattro stagioni), le ortensie fiorite, gli alberi monumentali, la biblioteca con 600 volumi, la sala biliardo, l’ampio loggiato e ci siamo emozionati nel vedere, distrattamente appoggiati, un paio di volumi sulla Vecchia Signora con le immagini di Boniperti, Charles e Sivori. Forse la leggenda non è così lontana dalla realtà...