Afghanistan, l’Isis e la guerra dei puri e duri difensori dell’islam sunnita

Hanno attaccato – spiega in questa intervista al Sir Paolo Branca dell’Università Cattolica di Milano – perché “ritengono i Talebani troppo morbidi e sostanzialmente dei traditori che stanno lasciando partire i ‘collaborazionisti’ degli occidentali"

Afghanistan, ressa all'aeroporto di Kabul
Afghanistan, ressa all'aeroporto di Kabul (foto Ansa/SIR)

C’è una battaglia in atto anche dentro l’immensa galassia dell’islam tra chi si percepisce “più puro” degli altri e rivendica per sé il ruolo di difensore di un islam autentico. Non è facile muoversi in questo contesto. Difficile anche prendere le distanze, fare dichiarazioni. Insomma, nel mondo dei “puri”, il “nemico” da sconfiggere non sono solo gli Stati Uniti, ma anche “chi scende a compromessi e si abbassa a forme di conciliazione seppur temporanee coi nemici della fede”. Abbiamo chiesto a Paolo Branca, docente di lingua araba e islamistica all’Università Cattolica di Milano, (e ospite a Fossano nel febbraio del 2018, su invito dell'Atrio dei Gentili) di spiegarci cosa sta succedendo nello scacchiere “islamico-sunnita” dove letteralmente è scoppiata la crisi afghana. Alla ricerca di spiragli di dialogo, lo studioso è tassativo: prima ancora di avviare dialoghi e negoziati, è “essenziale in questo momento che prosegua l’attività delle Ong, non soltanto nelle grandi città, ma ovunque”.

Professore, con l’attentato del 26 agosto all’aeroporto di Kabul, è apparsa una nuova entità nello scacchiere islamico della Regione: l’Isis del Khorasan​. Ma chi sono e che tipo di islam praticano? 
Il Khorasan è un’antica provincia dell’Iran nord-orientale (oggi divisa fra Iran, Pakistan e Afghanistan). Con le loro bandiere nere su cui era scritto “Non c’è altro dio che Allah e Maometto è il Suo Inviato”, proprio la dinastia degli Abbasidi venne a scalzare quella degli Omayyadi, accusati di essere indegni di guidare i musulmani perché settari e ‘imborghesiti’. Che movimenti ispirati alla medesima ideologia (laica o religiosa) e miranti al medesimo scopo (es. l’abbattimento del sistema tramite una rivoluzione) si suddividano in sottogruppi discordi su analisi e tattiche è cosa assai comune. In tutti si nota una grande rilevanza di fattori simbolici legati alla storia: Isis (Islamic State of Iraq and Syria) si riferiva non a caso alle due sedi principali del califfato ‘classico’: quello di Damasco (fino al 750 d.C) e quello di Baghdad (fino al 1258), paesi ormai in cui il vuoto di potere dei rispettivi governi dava l’occasione di ricostituire un potere islamico centrale e velleitariamente universale proprio dove era effettivamente esistito per secoli.

Perché hanno attaccato l’aeroporto di Kabul. Che messaggio hanno voluto lanciare? Quale uso del terrorismo fanno? Quale scopo perseguono?
Ritengono i Talebani troppo morbidi e sostanzialmente dei traditori che stanno lasciando partire i ‘collaborazionisti’ degli occidentali. Vogliono essere percepiti come i puri e i duri difensori dell’islam sunnita autentico contro chi scende a compromessi e si abbassa a forme di conciliazione seppur temporanee coi nemici della fede.

Talebani e Isis-K sono entrambi espressione dell’islam sunnita. Ma in che cosa differiscono?
Come leninisti, trotskisti, maoisti e via dicendo ognuno considera se stesso più ortodosso e gli altri una sorta di ‘eretici’ con cui si mostrano talvolta più intransigenti che verso i nemici dichiarati... continua a leggere.

(fonte SIR)