Riuscì a permeare di Vangelo il suo presente (1ª parte)

Natalino Bergese

Avrebbe oggi poco più di novant'anni, se la morte prematura non lo avesse invece fissato in Dio non ancora sessantenne, dopo una vita piena, coerente e generosa, segnata nell'ultimo decennio dalle forti limitazioni di uno stato di salute sempre più precario e invalidante, durante e malgrado il quale trova il modo per far trasparire, in alternativa al dinamismo e all'effervescenza apostolica dei suoi anni migliori, un animo totalmente inabissato in Dio, alimentato da incessante preghiera e illuminato da una pazienza che richiama quella del Giobbe di biblica memoria. Di famiglia saviglianese, Natalino Bergese approda a Fossano appena sedicenne nell'immediato dopoguerra, segnalandosi per la fede adamantina e la stoffa del leader, doti che non sfuggono al "priur" del Salice don Lorenzo Berardo, che avendo bisogno nel 1950 di riorganizzare il settore Aspiranti dell'Azione Cattolica, lo colloca subito in qualità di "vice" accanto al vulcanico delegato Pino Longo. Inutile dire che l'infallibile fiuto del "priur" ancora una volta ha fatto centro, formando in tal maniera l'accoppiata vincente di due entusiasti trascinatori degli adolescenti, formatori illuminati di coscienze giovanili e annunciatori coraggiosi del Vangelo, sia per le strade della diocesi, alla ricerca dei vari gruppi parrocchiali di Azione Cattolica, sia in "missione speciale" nei giorni di ferragosto per le strade di Limone «a pregare, cantare e commentare dai balconi i misteri del rosario tra lo stupore delle migliaia di villeggianti che sbalorditi finivano per seguirci in raccoglimento», ricorda Pino Longo.

Nel 1948 (lo ricorda Vittorio Rapetti nella sua pubblicazione "Laici nella Chiesa, cristiani nel mondo", edizione 2016) è tra gli efficientissimi organizzatori della "spedizione" dei baschi verdi fossanesi a Roma per gli 80 anni della Giac, dalla quale, lui per primo, ritornano caricatissimi ed elettrizzati soprattutto dalla figura carismatica di Carlo Carretto, che di tale straordinaria adunata è la vera anima, oltre che il presidente centrale di Azione Cattolica. E di entusiasmo c'è davvero tanto bisogno, visto che anche a Fossano, come un po' ovunque, si sta tentando di ricostruire quanto la guerra ha distrutto, contemporaneamente tenendo testa (come sa egregiamente fare Beppe Manfredi, anche dalle nostre colonne) agli attacchi "di parte", sferrati dalla politica di un'epoca segnata da scontri roventi. Anche Natalino, non meno efficacemente anche se più nell'ombra, si sta adoperando per l'Azione Cattolica che, a tutti gli effetti, sta diventando la sua "vera famiglia". «Non si dava con il contagocce», sintetizza efficacemente don Carlo Lenta dalla sua privilegiata angolazione di guida spirituale di un uomo che, senza ombra di esagerazione, egli ritiene «punto di riferimento e coscienza critica per molti fossanesi della sua generazione e non solo per loro».

I cardini della sua giornata, lo attestano concordemente quanti hanno avuto modo di incrociare il suo cammino, sono tanto semplici quanto fedelmente eseguiti fin quasi allo scrupolo: Parola di Dio, Eucaristia, rosario. Sono i principi appresi studiando e facendosi spiegare la "Regola dell'aspirante" che deve trasmettere ai suoi giovanotti, ma pian piano li fa diventare i capisaldi della propria vita di marito, di amico, di impiegato, di amministratore pubblico, di uomo delle istituzioni; grazie a questi, tutto riesce a trasformare «non in arido mestiere, ma in autentico servizio, con un'attenzione tutta particolare alle fasce più deboli e meno protette della società», secondo la testimonianza di Giovanni Quaglia. Il rischio ci sarebbe, a cominciare dalla sua attività lavorativa di impiegato bancario presso la nostra Cassa di Risparmio, dove invece si spende per trent'anni in competenza e affabilità, ricambiate con tanta stima e fiducia. Silvio Crudo, che ha definito Natalino «uomo che cercava di incontrare e sapeva “lasciarsi incontrare”», ha forse capito meglio di altri l’essenza di un uomo costantemente “in uscita” eppure straordinariamente disponibile a fermarsi per farsi trovare, per ascoltare, per condividere.

(1 - continua)