LA RAGAZZA DI STILLWATER
di Tom McCarthy; con Abigail Breslin, Matt Damon, Camille Cottin, Deanna Dunagan, Robert Peters.
Bill Baker è un operaio del settore petrolifero, lavora alle trivelle sulle piattaforme in Oklahoma. Un lavoro duro che lo ha portato a trascorrere lunghi periodi lontano dalla famiglia. La moglie si è suicidata e la figlia, Allison, è andata a studiare in Europa, ma le cose non sono andate per il verso giusto. La ragazza è finita in carcere a Marsiglia con un’accusa di omicidio. Lei si è sempre dichiarata innocente, ma le prove a suo carico sono pesanti ed Allison è in prigione ormai da cinque anni. Bill parte dall’Oklahoma per stare vicino alla figlia che in realtà è cresciuta con la nonna e disprezza il padre che tuttavia vuole a tutti costi riguadagnare la fiducia della figlia e provare a dimostrare la sua innocenza. Uomo ruvido e irruento con un’idea basica della giustizia, Bill dovrà confrontarsi con un mondo di cui non conosce lingua, abitudini e con un sistema giudiziario assai diverso da quello statunitense. A Marsiglia la conoscenza di Virginie (Camille Cottin) e della figlia Maya, (probabilmente l’interprete migliore di tutto il film) gli offriranno la possibilità di riscoprire quegli affetti familiari e quel senso di fiducia e appartenenza che non aveva mai vissuto.
Fuori Concorso all’edizione 2021 del Festival di Cannes, “La ragazza di Stillwater” è un film fatto di accelerazioni e rallentamenti in grado di offrire allo stesso tempo allo spettatore tensione e riflessione giocando su almeno due piani di lettura, il thriller con Bill/Matt Damon alla ricerca dei veri responsabili dell’omicidio nella speranza di scagionare la figlia; il dramma, nel rapporto negato tra Bill e la figlia Allison con il tentativo da parte di entrambi di ridefinire la propria identità e trovare nuove ragioni di vita. Non tutto funziona sempre a dovere, per esempio la scena d’amore con Matt Damon in blue jeans e Camille Cottin in mutande e reggiseno è decisamente inverosimile, ma nonostante ciò il film ha un suo fascino potente e regala momenti di grande intensità.
SHANG-CHI E LA LEGGENDA DEI DIECI ANELLI
di Destin Daniel Cretton; con Awkwafina, Simu Liu, Tony Chiu-Wai Leung, Fala Chen, Ronny Chieng, Florian Munteanu.
Shang-Chi appartiene ad una delle più potenti famiglia della criminalità organizzata cinese ma da tempo è riuscito ad allontanarsi da quel contesto e vive facendo il parcheggiatore in un lussuoso hotel di San Francisco insieme all’amica Katy. Quando però una banda di malviventi lo aggredisce su un autobus per rubargli un amuleto di giada che la madre gli aveva regalato quando lui era un bambino, Shang-Chi è costretto a passare all’azione e a dimostrare le proprie straordinarie doti nelle arti marziali. A quel punto Shang deve svelare a Katy la sua vera identità, di essere il figlio di Wenwu capo dell’organizzazione criminale dei Dieci anelli e di essersi rifugiato a San Francisco perché in disaccordo con la vita del padre. Per sottrarre la sorella Xialing dalle mani del padre, Shang-Chi partirà per Macao insieme a Katy, in un percorso denso di pericoli e di stupefacenti avventure.
Primo film della Marvel che ha come protagonista un supereroe asiatico, “Shang-Chi e la leggenda dei dieci anelli” è un blockbuster spettacolare e avvicente che coniuga il cinema di tradizione wuxiapian con l’action movie fantastico di scuola Usa e pur essendo in primo luogo una grande operazione di marketing cinematografico della Disney intenzionata a rafforzarsi sul mercato asiatico, il risultato è decisamente al di là delle aspettative, con tutti gli elementi del cinema di intrattenimento - azione, sense of humour, dramma familiare, acrobatiche scene d’azione - al posto giusto. Il cinema è anche evasione e “Shang-Chi e la leggenda dei dieci anelli” è la risposta giusta a chi cerca senza troppe pretese una fuga dagli affanni del mondo reale.