Le nuove norme anti-smog che hanno debuttato lo scorso 13 settembre, in Piemonte e nelle altre regioni del Bacino padano, non riguardano soltanto la mobilità: riguardano anche l’agricoltura e il riscaldamento degli edifici. In questa seconda puntata dedicata al tema, complice la vocazione agricola del territorio fossanese, abbiamo deciso di approfondire le disposizioni che coinvolgono il mondo rurale. Gli agricoltori piemontesi devono misurarsi con divieti che colpiscono la distribuzione di fertilizzanti nei campi e gli “abbruciamenti” di rifiuti vegetali: quest’ultima attività è sempre vietata dal 15 settembre al 15 aprile, mentre la prima sempre in questo periodo può essere limitata se i dati raccolti suggeriscono un peggioramento della qualità dell’aria.
Nuove regole
Che cosa significa ciò per chi lavora in campagna? Affrontiamo il tema con l’aiuto della Confagricoltura cuneese, la cui posizione sulle nuove norme è molto critica.
“Per il settore agricolo- spiegano dall’organizzazione - le disposizioni straordinarie per la tutela della qualità dell’aria si traducono essenzialmente in divieti, applicati nei periodi di superamento delle soglie di inquinamento, riguardanti la combustione all’aperto di paglie e residui colturali e la distribuzione in campo di tutte le matrici fertilizzanti contenenti azoto”.
Se i divieti sulla combustione di rifiuti vegetali riaccendono (è davvero il caso di dirlo) un tema “vecchio”, su cui tanto si è dibattuto, per Confagricoltura “nell’estendere l’obbligo di interramento immediato a tutti i concimi azotati non si è tenuto conto del fatto che questa operazione risulti agronomicamente impossibile qualora vi sia già una coltura in atto, per esempio grano o orzo”. E non è tutto, perché “anche la letamazione dei prati in primavera, pratica agronomica non solo consigliata ma addirittura raccomandata per quanto riguarda le coltivazioni biologiche, risulterebbe irrealizzabile, oltre che distruttiva per il cotico erboso, se il letame dovesse essere interrato”.
La protesta
Due, in estrema sintesi, le critiche che Confagricoltura muove al legislatore.
Innanzitutto è mancato il dibattito, perché “le misure sono state adottate praticamente senza possibilità di confronto e discussione”.
E manca anche l’omogeneità nella loro applicazione: così ad esempio la Regione Lombardia “prevede sì il divieto di spandimento degli effluenti di allevamento, delle acque reflue, dei digestati, dei fertilizzanti e dei fanghi di depurazione in tutti i casi di superamento dei limiti di inquinamento dell’aria”, ma “sono state definite con precisione le matrici fertilizzanti soggette alle limitazioni, tra l’altro con l’esclusione dei letami, e consentite numerose modalità di applicazione al terreno oltre all’iniezione e interramento immediato, tra le quali la distribuzione localizzata su colture in atto”. Insomma l’erba del vicino, in questo caso, è davvero più verde: se non altro perché è più facile cospargere il prato di letame, come si è sempre fatto.
Le contro-proposte
Dalla critica alla proposta, Confagricoltura ha la sua “ricetta” perché si limiti l’inquinamento senza che ciò abbia effetti troppo pesanti sull’agricoltura. L’organizzazione ritiene infatti che “vi siano spazi per una parziale revisione della delibera del Piemonte o comunque per la definizione di indicazioni operative più dettagliate riguardo alle fertilizzazioni, prendendo in considerazione quanto stabilito dalle altre regioni”. Inoltre, secondo il presidente provinciale (e regionale) Enrico Allasia, “si può prendere in considerazione, quale modalità non dannosa per l’ambiente, la distribuzione controllata dei concimi minerali in prossimità di eventi piovosi, previsti dal servizio meteo regionale”: “La loro distribuzione con pressoché immediata infiltrazione negli strati superficiali del terreno contribuirebbe a migliorare la qualità dell’aria e consentirebbe un assorbimento più veloce dell’azoto con limitate dispersioni in atmosfera”.
Alla Regione si chiede infine di“ascoltare le proposte degli agricoltori, che sono i primi custodi dell’ambiente”: “Il comparto cerealicolo zootecnico con gli attacchi dei selvatici in costante aumento e una crisi di mercato che non dà tregua è già in profonda crisi e non è in grado di sopportare altri danni”.