L’ultimo ciak di Lucia Bosè: un documentario e un libro nati a Fossano

Autori il regista Davide Sordella e la moglie Laura Avalle, giornalista e scrittrice

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Oggi avrebbe 90 anni e il documentario che ne racconta la vita e la carriera doveva essere un regalo per questo importante traguardo. Lucia Bosè è morta nel marzo dello scorso anno, portata via dal Coronavirus e questa sua ultima apparizione in video diventa un commosso omaggio.
“Lucia Bosè - l’ultimo ciak” è il titolo del documentario che porta la firma di Davide Sordella (e insieme di Pablo Benedetti, sodalizio artistico che va sotto il nome di K.  Kosoof), presentato in anteprima sabato scorso nella splendida cornice della Mole Antonelliana di Torino, sede del museo del Cinema che ha voluto così omaggiare la Bosè, artista e donna.
Ma lo stesso titolo è anche quello che campeggia sulla copertina del libro a firma di Laura Avalle, giornalista e scrittrice, moglie di Davide Sordella, un libro che è insieme biografia e romanzo, edito da Morellini all’interno della collana Femminile Singolare diretta da Sara Rattaro.
Due lavori nati a Fossano e portati avanti parallelamente. Durante la lavorazione del documentario infatti è nata la proposta del libro e i due progetti si sono compenetrati.

Il documentario, le immagini inedite e Lucia che “si racconta”
L’ultimo ciak, l’ultimo film che ha visto protagonista Lucia Bosè è stato Alfonsina y el mar (One more time) del regista fossanese, uscito nel 2013, ma Sordella aveva conosciuto l’attrice diversi anni prima, nel 2005 quando riprese una lunga chiacchierata intervista in cui la Bosè si raccontava.
“In quell’occasione era tornata a Stresa nello stesso luogo che l’aveva vista incoronata Miss Italia nel 1947 - spiega Davide Sordella - facemmo una lunga chiacchierata in cui lei toccò tante pagine della sua carriera e della sua vita privata, del suo rapporto con la vita e con la morte”. 
Poi dopo il film del 2013 ancora un’occasione di incontro nel 2019 in occasione della Festa del Cinema di Roma, in cui era stata presentata una sua biografia.
Ed era nata l’idea di realizzare un documentario con quelle immagini e quei racconti contenuti nella cassetta del 2005 con il materiale di scena non utilizzato nel film del 2013 e con molto altro (filmati dell’Istituto Luce, interviste e testimonianze).
Poi la morte della Bosè. Il virus, il lockdown e quel progetto che stava prendendo forma e che ha assunto un altro valore ancora. Come ultimo grande saluto per una grande donna.
“Lei è stata una donna dal grande carisma, una donna libera e moderna - racconta Sordella - ed è stato un privilegio conoscerla e lavorare con lei. La ricordo come una donna felice, nonostante la vita le abbia riservato accanto alle gioie e al successo anche grandi dolori. Ricorderò di lei il suo sorriso, la grande positività, sempre, la sua gratitudine nei confronti della vita e anche il suo modo disincantato di guardare il mondo e l’esistenza”.
E la storia di Lucia Bosè è davvero ricca di pagine, di colpi di scena, di cambi di prospettiva, come un romanzo, come un film.
Dopo la vittoria a Miss Italia, il cinema dove recita in alcune perle del neorealismo italiano con registi come De Santis e Antonioni. Poi l’incontro e l’amore tormentato con il torero più famoso della storia, Luis Miguel Dominguin, padre dei suoi tre figli, Miguel, Paola e Lucia. Per lui abbandona la carriera che riprenderà dopo il non facile divorzio in una Spagna che prima la osannava e poi la mise al muro.
“Ma lei non ha mai perso la sua positività nei confronti della vita, la sua energia, la sua forza e il suo sorriso - aggiunge Sordella - come quando già ottantenne ha accettato di girare il film nel deserto di Atacama in Cile. Dando a tutti una grande lezione di vita”.
Anche il montaggio del documentario è stato curato da Sordella, in un momento come quello del lockdown quando il deserto delle scene del film del 2013 si è confrontato in una sorta di gioco di specchi con il deserto delle nostre città e di quella piazza Castello che il regista vedeva dalla propria casa. Come se nulla nella vita succedesse a caso.

Il libro tra biografia e romanzo
“Avevo sentito parlare tanto di Lucia da Davide - spiega Laura Avalle - e più me ne parlava più anch’io mi innamoravo di questa donna, della sua storia, del suo forte carisma, del suo fascino, ma non pensavo di scriverne. Poi il mio editore me lo ha proposto”.
Nasce per caso il progetto del libro che trae spunto dal documentario.
“Devo ammettere che il mio non è stato un sì immediato - spiega - ho voluto pensarci. Non avevo mai scritto una biografia, seppur in forma di romanzo e volevo prima rifletterci. Prima di essere scrittrice io sono giornalista e ho voluto fare ricerche, verificare, documentarmi. E alla fine sono rimasta talmente affascinata da questa storia che ho accettato, ben consapevole che pur scrivendolo in forma di romanzo avevo una responsabilità grande perché scrivevo di una persona reale”.
Ed è nato così il volume edito da Morellini. Nel libro è la stessa Lucia a parlare in prima persona, a raccontarsi, a svelarsi. Ma c’è anche il regista ed ecco il punto di contatto con il documentario. Poi la storia si dipana tra i ricordi, le passioni, i dolori di una vita appassionante come un romanzo, come un film.