Smog, che cosa cambia per il riscaldamento

Le nuove norme per la qualità dell'aria approvate dalla Regione fissano a 18 gradi il limite della temperatura negli edifici

La temperatura media degli edifici non dovrà superare i 18 gradi

La mobilità e l’agricoltura, di cui “la Fedeltà” ha già scritto. E il riscaldamento degli edifici, tema che, essendo iniziato l’autunno, è senza dubbio attuale e diventa la terza “puntata” dell’approfondimento che il nostro giornale dedica ai recenti provvedimenti contro lo smog introdotti dalla Regione Piemonte. Nel nuovo “decalogo” per la qualità dell’aria, si parla infatti anche della temperatura che si può mantenere negli edifici e dei “generatori di calore” che si possono utilizzare.

Più nel dettaglio, è previsto - nel caso di "semaforo arancione", cioè se si teme un peggioramento della qualità dell'aria - il “limite a 18 gradi per la temperatura media in abitazioni, esercizi commerciali ed edifici pubblici ad eccezione delle strutture sanitarie”. A questo si aggiunge, sempre in caso di "semaforo arancione", lo “stop ai generatori di calore alimentati a biomassa legnosa che non siano almeno 5 stelle, in presenza di impianto di riscaldamento alternativo”.

Questi provvedimenti daranno un contributo importante per il miglioramento della qualità dell’aria, obiettivo che il Piemonte cerca di raggiungere insieme con le altre regioni del Bacino padano? “La Fedeltà” lo ha chiesto all’ingegner Amedeo Grosso, fossanese con studio a Cervere: “Sono provvedimenti di emergenza che, se fatti rispettare, potrebbero ridurre sensibilmente le emissioni degli impianti di riscaldamento - commenta -. Sul lungo periodo occorre però proseguire sul percorso dell’efficientamento energetico degli edifici iniziato con i Bonus e Super bonus energetici, per ridurre contemporaneamente le emissioni e i consumi di fonti non rinnovabili di energia”.

“In base alla mia esperienza professionale - prosegue Grosso - ritengo sia necessario intervenire con provvedimenti legislativi o regolamentari su questi punti: rendere stabili per un arco di tempo di almeno 5 anni le agevolazioni fiscali relative all’efficientamento energetico, magari riducendo progressivamente le aliquote di detrazione; semplificare le procedure relative alle sanatorie degli abusi edilizi minori, introducendo anche nuove norme per consentire di sanare situazioni che non hanno alcun impatto sull’ambiente e paesaggio e che consentono di migliorare la prestazione energetica e per far incassare, al tempo stesso, risorse all’ente pubblico; introdurre nuovi strumenti e regolamenti edilizi, modificando se necessario anche il Codice civile, che consentano in ogni caso di realizzare i «cappotti termici» e di installare moduli fotovoltaici e collettori solari termici; far chiarezza sull’opportunità o meno di utilizzare e incentivare nei diversi ambiti i generatori a biomassa uniformando la normativa delle diverse regioni”.