“The last duel” – “Mariliyn ha gli occhi neri”

The last duel

THE LAST DUEL
Ridley Scott; con Matt Damon, Ben Affleck, Adam Driver, Jodie Comer, Harriet Walter, Nathaniel Parker.
Presentato Fuori Concorso alla 78ª edizione del Festival del Cinema di Venezia e approdato ora sugli schermi italiani con gran batage pubblicitario, “The last duel” è un drammone storico tanto brutale quanto spettacolare che racconta una storia di amicizia, tradimento e amore, anche se a proposito di quest’ultimo sentimento avremmo più di un dubbio a definirlo tale.
Siamo nella Francia del XIV secolo durante la guerra del Cent’Anni, uno dei più cruenti e crudeli conflitti di tutti i tempi che insanguinò l’Europa dal 1339 al 1453. Jean de Carrouges e Jacques Le Gris sono due scudieri normanni in un primo momento grandi amici ma poi, sono i casi della vita, acerrimi rivali. Jean (Matt Damon) è rozzo e brutale, un guerriero imbattibile che ha nel campo di battaglia la sua ragion d’essere. Jacques (Adam Driver) è colto, astuto e opportunista quanto basta per salire in fretta la scala sociale. A trasformare la loro amicizia in rivalità saranno Pierre, conte d’Alençon e cugino del re Carlo VI (un Ben Affleck lascivo e corrotto, perfetto nei panni del conte Pierre) di cui i due si contenderanno i favori, e la stupenda Marguerite de Thibouville (Jodie Comer), moglie di Jean de Carrouges ma oggetto del desiderio di Le Gris, che approfittando dell’assenza del marito che sta combattendo in Scozia, abuserà della giovane.
Articolato in tre parti, la vicenda viene narrata da punti di vista distinti - quello di Jean de Carrouges, quello di Jacques Le Gris e infine quello di Marguerite de Thibouville - e se la polifonia del racconto rimanda con chiara intenzione più che a “I duellanti” (film d’esordio di Ridley Scott) a “Rashomon” di Akira Kurosawa senza tuttavia possederne l’intensità drammatica, il desiderio di verità e di riscatto sociale di Marguerite de Thibouville non possono non rimandare che allo stupendo “Thelma & Louise”, forse il migliore film di Ridley Scott . “The last duel” racconta il passato per parlarci del presente dove il focus narrativo non è certo costituito dalle splendide scene di battaglia o dalla cura con cui vengono ricostruiti ambienti e costumi, il centro della storia è tutto nella condanna della brutalità e del sopruso che non sono mai amore, né ieri né oggi.

Mariliyn ha gli occhi neri
MARILYN HA GLI OCCHI NERI
Simone Godano; con Stefano Accorsi, Miriam Leone, Thomas Trabacchi, Mario Pirrello, Andrea Di Casa.
Regista quarantacinquenne giunto al suo terzo lungometraggio (scritto come i due in precedenza “Moglie e marito” 2017, e “Croce e delizia” 2019, in coppia con Giulia Steigerwalt) Simone Godano con “Mariliyn ha gli occhi neri” affronta il delicato tema del disagio sociale e lo fa con cura e attenzione senza mai scivolare nel retorico, nel pietistico o, peggio, nel ridicolo. Il registro narrativo è quello della commedia, ed era probabilmente questa la scelta più difficile da compiere (la banalizzazione del tema è un rischio che può fare capolino dietro ogni angolo) ma al contempo è anche la più intelligente perché ha consentito a Godano (complice un’affiatatissima coppia di interpreti come Stefano Accorsi e Miriam Leone) di parlare di un problema serio e grave, il disagio mentale appunto, in maniera seria ma non seriosa, in modo profondo ma non stucchevole, divertente ma mai divertito.
Diego (Stefano Accorsi) è un cuoco bravissimo, perfezionista ma assolutamente incapace di trattenere i suoi scatti di rabbia e pieno di nevrosi e di tic. Clara (Miriam Leone) è una bugiarda seriale, convinta di assomigliare a Marilyn Monroe e talmente calata nel suo mondo di bugie e fantasie da essere la prima a credere a ciò che racconta. Entrambi fanno parte di un gruppo all’interno di un Centro di Riabilitazione e quando lo psichiatra porrà loro la sfida di dar vita ad un ristorante all’interno del Centro (una sfida che è al contempo strumento di cura e obiettivo di riscatto per Diego, Clara e gli altri ospiti), l’esito sarà quello di una divertente e sfidante sarabanda con un prevedibile, ma non meno azzeccato, buon esito finale.