Danni alle colture, i cinghiali mandano in default l’Atc Cn1

800 perizie, risarcimenti stimati in 700-800 mila euro. Il presidente Josep D’Agostino alza bandiera bianca. E chiama in causa la Regione

Cinghiali
immagine di repertorio

Ottocento perizie per danni alle colture provocati dalla fauna selvatica, per un valore stimato di 700-800 mila euro. È la “spada di Damocle” che pende sull’Atc Cn1 - l’ambito territoriale di caccia più esteso della Granda (92 mila ettari tra Fossano, Cuneo, Mondovì, Bra e le porte della Langa). Per legge, il risarcimento ai proprietari dei fondi tocca per il 10% alle Atc, mentre la parte restante è di competenza della Regione. Ma il debito ipotizzato di 70-80 mila euro ha convinto Josep D’Agostino (Arcicaccia), presidente del Comitato di Gestione da appena tre mesi, ad alzare bandiera bianca.

D’Agostino ha rassegnato le dimissioni mercoledì 10 novembre accompagnandole con una lettera che chiama in causa la Regione, accusata di negligenza. Era subentrato ad agosto a Giacomo Pellegrino, a sua volta dimissionario, con un bagaglio di entusiasmo che si è spento di fronte all’incancrenirsi della situazione. Con lui, il giorno dopo, per dare il segnale di una “crisi di sistema”, ha lasciato il direttivo anche Corrado Bertello, rappresentante di Coldiretti. Il tema è quello della proliferazione dei cinghiali, a cui si deve la gran parte dei danni, specialmente prati e campi di mais, devastati dall’azione degli ungulati, compiuti prevalentemente lungo l’asta di Stura e nelle zone collinari vicine ai terreni boschivi.

Articolo completo su "la Fedeltà" di mercoledì 17 novembre