Minori. Save the Children: “A rischio estinzione tra aumento di povertà e disuguaglianze”

Quasi 10 anni di sottoinvestimento nell’istruzione, nei servizi alla prima infanzia, nel tempo pieno, hanno intensificato l'emergenza demografica e la crisi educativa. Urgente un cambio di rotta a partire dal Pnrr

Bambini che Giocano
(foto Save the Children)

Non è una novità che l’Italia non sia un “Paese per bambini”, ma dopo qualche decennio di lento declino, sembra quasi diventato un Paese in cui l’infanzia è “a rischio estinzione”. Dai tempi del baby boom ad oggi la rotta si è clamorosamente invertita travolgendo la curva demografica e l’ascensore sociale, sempre più in caduta libera, con il rischio di trascinare il futuro delle giovani generazioni e dell’intero Paese. In 15 anni in Italia la popolazione di bambine, bambini e adolescenti è diminuita di circa 600mila unità e oggi meno di un cittadino su 6 non ha compiuto i 18 anni.

Nello stesso arco di tempo è dilagata la povertà assoluta, con un milione di minori in più senza lo stretto necessario per vivere dignitosamente. È la fotografia scattata nella XII edizione dell’Atlante dell’infanzia a rischio, Il futuro è già qui, presentato a Roma il 15 novembre da Save the Children, a pochi giorni dalla Giornata mondiale dell’infanzia e dell’adolescenza che ricorre il 30 novembre. La pubblicazione, a cura di Vichi De Marchi e edita da Ponte alle Grazie, racconta un’Italia ogni giorno più vecchia, ingabbiata in diseguaglianze sociali, economiche e geografiche, in cui i minori sono sempre più poveri.

“Tra il 2010 e il 2016 la spesa per l’istruzione è stata tagliata di mezzo punto di Pil e si è risparmiato anche sui servizi alla prima infanzia, mense e tempo pieno, lasciando che, allo scoppio della pandemia, i divari e le disuguaglianze di opportunità spianassero la strada ad una crisi educativa senza precedenti”, si legge nel report. Conseguenza, una percentuale di Early School Leavers – ragazzi tra i 18 e i 24 anni che non studiano e non hanno concluso il ciclo d’istruzione – che raggiunge il 13,1% (a fronte della media europea del 9,9%) e di Neet – giovani tra i 15 e i 29 anni che non lavorano, non studiano e non sono inseriti in alcun percorso di formazione – che arriva al 23,3% (media europea 13,7%)... continua a leggere.

(fonte Sir)