L’impegno dell’associazione For Africa di Marene continua nonostante il Covid 19 e tutte le difficoltà che questo ha provocato. Anche quest’anno tre soci fossanesi, Antonella Gosmar, Franco Giaccardi e la moglie Gemma Abbà, sono partiti per la Tanzania il 15 ottobre scorso. Qui hanno trascorso quasi un mese e mezzo (sono rientrati il 27 novembre), cercando di coniugare il lavoro dell’associazione e l’impegno personale. Hanno lavorato a Ilamba da suor Ida Costamagna, poi Franco si è spostato a Mgongo da padre Sordella mentre Gemma e Antonella hanno prestato servizio all'orfanotrofio di Tosamaganga.
Così raccontano la loro esperienza.
Cosa vuol dire andare in Africa? All’inizio può voler dire soddisfare un desiderio di fare una nuova esperienza, di conoscere un mondo nuovo e diverso dal nostro, di incontrare altre persone, per noi forse l’illusione di portare un aiuto. Poi piano piano tutto cambia. Appena entri in questa realtà vieni subito conquistato dalla disponibilità delle persone. Ci vuole un certo spirito di adattamento, che però si acquisisce piuttosto in fretta.
Noi come negli anni scorsi abbiamo svolto il nostro servizio presso i Missionari della Consolata nella regione di Iringa, nella Tanzania centrale. Ancora una volta abbiamo potuto constatare di persona quanto hanno fatto i nostri missionari in tutti questi anni. Hanno costruito scuole ed ospedali, hanno istituito corsi di specializzazione per giovani (ragazzi e ragazze), hanno aperto orfanotrofi. Ora sono impegnati ad inserire nelle loro attività il maggior numero di persone del luogo, lasciando ad esse la responsabilità di portare avanti questo lavoro (ormai sono in grande maggioranza sacerdoti, suore e laici che lavorano nelle missioni).
A Ilamba, da suor Ida Costamagna, esiste un collegio con annessa scuola superiore (per ragazze e ragazzi) che oltre a studiare lavorano per mantenere il cibo a tutta la comunità. In questi giorni stanno seminando il mais, che servirà per tutta la prossima stagione; altri allevano gli animali; altri ancora lavorano in falegnameria.
A Mgongo, con padre Franco Sordella (che è di Marene), ci sono bambini orfani ed alcuni disabili seguiti con amore e disponibilità. Vengono mandati alla scuola primaria statale, che dista circa 3 km (tutti percorsi rigorosamente a piedi).
Alla periferia di Iringa, dove vivono le suore a riposo, capitanate da suor Virgiliana, c’è un piccolo orfanotrofio con circa 20 bambine che frequentano la scuola primaria statale della città. Qui esiste anche un laboratorio di cucina e di ricamo sotto la supervisione di suor Adolfina, quasi novantenne, e che ha insegnato per 30 anni inglese nella scuola superiore statale. La sua liquidazione è stata di un viaggio premio in Italia a trovare la sua famiglia! In una costruzione adiacente, le ragazze sono ospitate, viene loro offerto vitto e alloggio ed imparano la cucina italiana, oltre a specializzarsi in quella locale. Il corso dura due anni, al termine si sostiene un esame con rilascio di certificato. Ogni anno queste ragazze vengono avviate al lavoro in locali tipo ristoranti, oppure presso famiglie della città (soprattutto bianchi). Tutte trovano il lavoro entro poco tempo. Durante i due anni di corso viene garantito loro uno stipendio ricavato dalla vendita dei prodotti del laboratorio (marmellate, biscotti, ravioli, tagliatelle, pane e grissini).

Padre Romano, missionario tanzaniano, gestisce la comunità di Ujewa, dove viene coltivato il riso prodotto dalla missione e poi venduto. Ogni missione si autogestisce e riesce anche a mandare a sue spese (con l’aiuto dei benefattori) tanti ragazzi a scuola fino all’università.
Questi missionari devono superare mille difficoltà, anche pratiche, e sono molto riconoscenti verso chi manda aiuti concreti o offre un po’ del suo tempo per collaborare con loro.
Suor Elena, missionaria tanzaniana della congregazione delle Teresine, fondata in Tanzania da un padre missionario italiano della Consolata, gestisce l’orfanotrofio di Tosamaganga. Un centinaio di bambini orfani o abbandonati dalle famiglie e raccolti sulle strade dalla polizia, da 0 a 6 anni, verranno poi inviati alla scuola primaria in un’altra struttura. Quelli che hanno ancora una famiglia (nonni, zii…) verranno ripresi in casa per farli lavorare. Questo è il luogo che colpisce di più la nostra sensibilità ed il nostro cuore: ci guardiamo intorno e proviamo disagio nel constatare come tra questi bimbi ed i nostri esistano disuguaglianze così evidenti e così tragiche.
Ogni anno i missionari ci aspettano e ci preparano il lavoro da fare. Lavoriamo con persone del posto, che spesso diventano anche amiche. La sensazione più bella è sentirci accolti come a “casa nostra, in famiglia” e riuscire a stabilire relazioni che durano nel tempo.
Desidero ringraziare l’associazione, ed in particolare tutti gli amici di Fossano, che, con le loro offerte e con il loro sostegno, ci permettono di aiutare concretamente questi amici. Suor Ida (di Fossano), padre Franco (di Marene), suor Adolfina (di Ceva), suor Virgiliana (trentina), padre Romano e suor Elena (tanzaniani) sono riconoscenti a tutti voi e vi ricordano sempre con affetto nelle loro preghiere.
Gemma A.