“Le Case di riposo si stanno progressivamente trasformando in piccoli ospedali geriatrici, con ospiti in condizioni sempre più fragili, affetti da pluripatologie, demenze, malattie neurodegenerative. Ma lo Stato e la Regione non ci riconoscono questo ruolo e le risorse per esercitarlo. Svolgiamo un servizio socio-sanitario indispensabile, ma considerato di Serie B. E il Covid non ha fatto altro che esacerbare criticità già esistenti, rendendole ancora più evidenti”.
Sono le parole di Davide Gioda e Alban Vercellotti Mesi, i direttori delle due Case di riposo di Fossano, Craveri e Sant’Anna. Ma potrebbero valere per tutte le Rsa. È da questa comune condizione che nasce l’appello recentemente lanciato dalle associazioni di categoria al presidente Draghi. L’obiettivo è favorire un cambiamento radicale delle politiche socio-sanitarie nazionali e regionali affinché mettano finalmente in primo piano l’assistenza agli anziani. L’invito è a potenziare il settore con “finanziamenti adeguati e organici”, tenendo conto delle necessità di una popolazione sempre più vecchia, che ha bisogno di risposte differenziate a seconda del proprio livello di autosufficienza, di “soluzioni complementari e non alternative” tra l’assistenza domiciliare, la residenzialità leggera e l’assistenza residenziale di lungo termine.
Senonché per le due Case di riposo fossanesi è, invece, un momento di grande sofferenza dal punto di vista economico. Il 2020 si è chiuso con uno sbilancio complessivo di 800 mila euro, a fronte di ristori regionali di circa 47 mila euro a testa; e il 2021 è destinato a ripercorrerne le orme.
Articolo completo su "la Fedeltà" di mercoledì 22 dicembre