Cinema in corpo 8

Diabolik

DIABOLIK
di Marco Manetti, Antonio Manetti; con Luca Marinelli, Miriam Leone, Valerio Mastandrea, Alessandro Roia, Claudia Gerini, Vanessa Scalera. 
Una Jaguar E-Type nera sfreccia per le strade di Clearville inseguita dalle auto della polizia capeggiate dalla Ds Citroen dell’ispettore Ginko, ma lo sguardo intenso e sicuro di Diabolik (Luca Marinelli) non lascia dubbi su quale potrà essere l’esito finale dell’inseguimento. Ancora una volta l’imprendibile ladro sfuggirà alle forze dell’ordine. Se il prologo dell’atteso film dei fratelli Manetti può far supporre azione e dinamismo, presto però ci accorgiamo che così non sarà, il film infatti si impantana in un gelido tributo filologico dal mediocre risultato che strappa allo spettatore più di uno sbadiglio. Certo, portare sullo schermo uno dei più famosi e iconici personaggi del fumetto italiano non era impresa facile e le scelte da compiere decisamente difficili, a cominciare da come mettere in scena i personaggi e quale tipo di recitazione chiedere ai propri interpreti, e i Manetti Brothers si sono rivelati soltanto in parte adeguati al compito. L’idea di un omaggio vintage al personaggio Diabolik e alle atmosfere Anni ’60 (certamente efficaci sotto il profilo scenografico) ha finito per ingessare la vicenda e l’interpretazione stessa dei protagonisti che risultano ieratici e statuari al di là di ogni possibile credibilità, dando al film un tono complessivo di ridicola immobilità che certo non giova. È singolare che in un dialogo tra Eva Kant (Miriam Leone) e il viceministro Caron (Alessandro Roia) lei affermi che ciò che cerca in una relazione sono le emozioni, perché sono proprio ciò che manca al film. 

Spider man
SPIDER-MAN - NO WAY HOME
di Jon Watts; con Tom Holland, Zendaya, Benedict Cumberbatch, Marisa Tomei, Jamie Foxx, Alfred Molina. 
Il verso di una famosa canzone di qualche anno fa del grande Enzo Iannacci recitava che “bisogna aver orecchio”. Sì, bisogna aver orecchio (e occhio) per mettere in scena un personaggio ricco e complesso come Spider Man e possiamo certo dire Jon Watts l’ha avuto. Operazione che per certi versi ricalca il format di “Avengers: Endgame”, in “SpiderMan - No way home” Watts riparte da dove ci si era lasciati al termine del film precedente, con l’identità segreta di SpiderMan ormai svelata e Peter Parker che ha perso ogni scudo protettivo; con la perdita dell’anonimato la vita di Peter diventa semplicemente impossibile. Attaccato da tv e giornali, accusato dalla polizia, considerato persona non grata dalle università a cui vorrebbe iscriversi, con i suoi stessi amici che dubitano di lui a Peter Parker/ SpiderMan non resta che una carta da giocare, chiedere aiuto al Dottor Strange l’unico in grado di poter intervenire sul corso del tempo per ripristinare in qualche modo il segreto sulla sua identità e annullare così l’annuncio di Mysterio. Ma l’incantesimo di Strange causerà conseguenze inattese e SpiderMan si troverà di fronte tutti i suoi nemici di un tempo come Doctor Octopus, Green Goblin, Electro e Sandman.
Potente, narrativamente ben strutturato e incredibilmente spettacolare, “SpiderMan - No way home” è forse uno dei migliori film di sempre del Marvel Cinematic Universe, e la cifra ironica e sorridente di Tom Holland danno al super eroe quel tocco in più che i suoi predecessori (Tobey Maguire e Andrew Garfield) non erano riusciti a trovare.