Strade forestali, nessun nuovo divieto

Tira un sospiro di sollievo il mondo dell'outdoor: anche il senatore Bergesio è intervenuto sul decreto che ha creato il "caso"

Il mondo dell’«outdoor» tira un sospiro di sollievo. Il passaggio lungo le “piste forestali”, cioè le strade sterrate che si snodano nei boschi, non è riservato ai soli mezzi da lavoro che operano in quegli stessi boschi, come sembrava stabilire un decreto pubblicato in Gazzetta ufficiale all’inizio di dicembre. Ne era nato un piccolo “caso”: nei giorni seguenti il ministero delle Politiche agricole, tra i firmatari di quel decreto, ha diramato una nota con cui ha spiegato che, in sostanza, nulla cambia rispetto al passato per quanto riguarda il transito al di fuori dell’asfalto.

Il decreto, da cui è nato il caso, riguarda le “disposizioni per la definizione dei criteri minimi nazionali inerenti agli scopi, le tipologie e le caratteristiche tecnico-costruttive della viabilità forestale e silvo-pastorale, delle opere connesse alla gestione dei boschi e alla sistemazione idraulico-forestale”: al suo interno si legge che la viabilità forestale e le “opere connesse” sono vietate al transito ordinario. Il divieto colpirebbe quindi non solo fuoristrada, quad e moto da enduro – da tempo bersaglio di provvedimenti simili –, ma anche le mountain bike. A soffrirne non sarebbero soltanto tanti italiani che dovrebbero rinunciare quasi del tutto alle loro passioni, ma anche aziende del settore ed enti pubblici e imprenditori che hanno investito su attività turistiche legate a mezzi di quel tipo.

Da Fossano, ha fatto sentire la sua voce il senatore Giorgio Maria Bergesio, capogruppo in Commissione agricoltura, che si è rivolto allo stesso ministro delle Politiche agricole, Stefano Patuanelli, chiedendo chiarimenti sul decreto. “Secondo notizie di stampa che stanno circolando, l’articolo 2 comma 3 stabilirebbe che è consentita la circolazione unicamente a trattori e mezzi da lavoro e per la manutenzione, vietando quindi il transito ordinario, ovvero a tutti, anche a fuoristrada, moto e mountain bike – ha scritto Bergesio –. Se fosse realmente così, sarebbe un danno enorme non solo per migliaia di appassionati di enduro, trial, quad, 4x4 e per i milioni di bikers, ma anche per un comparto economico importante e ancor più per le realtà turistiche che stanno investendo sempre di più sul turismo delle mountain bike e delle e-bike”. Il senatore fossanese affronta anche il “nodo” dell’impatto ambientale: “E’ bene precisare che il numero di praticanti di enduro e trial è sensibilmente calato negli ultimi decenni, quindi l’impatto oggi è molto relativo, mentre per quanto riguarda il crescente movimento di bikers, una bici su una strada sterrata in un bosco di montagna, in una pineta sulla costa, in un pascolo o in un prato non è in alcun modo inquinante o dannosa”.

Patuanelli, nella risposta a Bergesio, ha anticipato il contenuto di quella che sarebbe poi stata la nota di chiarimento diffusa pubblicamente. Il recente decreto si è limitato a “riordinare le linee-guida” già esistenti. In particolare, le piste forestali non garantiscono quei criteri di sicurezza minimi che permettano di farle “rientrare nella disciplina del Codice della strada”, da cui sono pertanto escluse.

Sulla fruizione di questo tipo di itinerari, non si esprime quindi il Governo: eventuali scelte spettano alle singoli Regioni, che devono tener conto soprattutto della tutela ambientale. Da questo punto di vista, per gli appassionati piemontesi di fuoristrada, quad ed enduro non possono giungere cattive notizie perché leggi regionali degli anni Ottanta hanno già limitato fortemente la possibilità di praticare l’«off road», mentre chi si muove in sella a una mountain bike può continuare a dedicarsi alla propria passione senza incontrare ostacoli se non quelli del terreno. Qualcosa potrebbe cambiare, sempre a livello regionale, grazie alla legge Bongioanni, che punta a diffondere il modello “Alta via del sale”: sono previsti incentivi per i Comuni, le Comunità montane e gli enti-parco che si impegnano nella “valorizzazione delle strade storiche di montagna di interesse turistico”, definendo regolamenti per l’accesso che possono prevedere anche il passaggio dei mezzi a motore.