UE 2022: anno nuovo, vita nuova?

EUROPA - Rubrica di Franco Chittolina

Bandiere Europa

C’è voglia di vita dopo due anni di confinamenti e restrizioni nella vita sociale. C’è anche nella vita politica nazionale ed europea, entrambe incerte sul da farsi, ma si spera convinte che qualche cosa bisognerà fare per uscire dal tunnel dei mesi scorsi.
In Italia saranno occasioni importanti per capirlo fin dall’elezione del Presidente della Repubblica e da quello che potrebbe capitare subito dopo; nell’Unione Europea altri segnali importanti sono attesi, a cominciare dai cambiamenti in vista ai vertici del Parlamento europeo per continuare con le elezioni presidenziali francesi nella prossima primavera, senza dimenticare il confronto che si annuncia aspro sul futuro del governo economico e finanziario dell’Unione.

A gennaio il Parlamento europeo è al giro di boa di metà mandato: ne sarà rinnovata la presidenza e la guida delle commissioni, in vista già della prossima scadenza elettorale nel maggio del 2024, quando ci potrebbe essere un cambio generale ai vertici UE, ad esclusione della Banca centrale europea la cui presidenza di Christine Lagarde scadrà solo nel 2027. In gioco ci sarà la presidenza della Commissione europea dove non è esclusa una prosecuzione per Ursula von der Leyen, come invece sarà per l’attuale non proprio straordinario presidente Charles Michel, di cui ricorderemo la mancanza di stile e di rispetto nell’episodio della “sedia mancante” per Ursula nell’incontro in Turchia con Erdogan.
I ricambi di responsabilità al Parlamento europeo non dovrebbero riservare grandi sorprese con una “maggioranza Ursula” – quella composta da popolari, socialisti, verdi e liberali – relativamente salda al proprio interno e non minacciata dalle forze di destra in grande difficoltà ad aggregarsi tra di loro, come ben hanno sperimentato la Lega e Fratelli d’Italia da noi, dove si guarda ad una possibile transizione verso questo genere di alleanza anche in vista di un nuovo governo.
Intanto, pochi mesi dopo, toccherà agli elettori francesi decidere chi siederà all’Eliseo e quale spinta potrebbe derivarne per il futuro dell’integrazione europea, più aperta al futuro se sarà rieletto Emmanuel Macron e più nostalgica del passato se dovesse vincere la “gollista” Valérie Pécresse, sempre che non vi siano brutte sorprese in provenienza dall’estrema destra.

Il 2022 sarà anche l’anno in cui arriverà sul tavolo dell’Unione la possibile revisione del “Patto di stabilità”, creatura del Trattato di Maastricht e totem venerato da quei “rigoristi” che hanno massacrato la Grecia nello scorso decennio e messo i brividi anche alle finanze pubbliche italiane. Si spera che la lezione possa servire ad introdurre elementi di flessibilità nel nuovo Patto, prestando maggiore attenzione alle dinamiche dell’economia non solo nel breve termine e alle situazioni differenziate dei singoli Paesi UE, dove anche la pandemia ha generato conseguenze diverse, incrementando ovunque il debito pubblico, come ben sa in particolare l’Italia proprio in questi giorni. C’è da aspettarsi un confronto aspro tra le richieste di maggiore flessibilità da parte dei Paesi meridionali dell’UE, con Italia e Francia in testa, e i rigoristi dei “Paesi frugali”, trainati dall’Olanda, non senza qualche simpatia da parte della Germania il cui nuovo governo potrebbe però rivelarsi meno loro complice di quanto non avvenne spesso nell’era Merkel.
Questo confronto sarà anche l’occasione per capire se la decisione “straordinaria” del Recovery fund potrà ispirare analoghe misure nella vita economica “ordinaria” dell’Unione: è presto per dirlo, ma già è chiaro che questa transizione non sarà facile.
Come non sarà facile per l’UE uno slancio di vita nuova nel 2022, quando si concluderà la “Conferenza sul futuro dell’Europa” in una stagione di grande incertezza per tutti.

Franco Chittolina