Sci e ciaspole, le nuove regole

Con il decreto 40 del 2021, assicurazione obbligatoria sulle piste e Artva anche per gli escursionisti

Per gli amanti dell’«outdoor», questo inverno porta con sé non soltanto poca neve, ma anche nuove norme, che riguardano sia gli sciatori, sia quanti vogliono fare escursioni con le ciaspole. È tutto contenuto nel Decreto legislativo 40 del 2021, che è entrato in vigore lo scorso 1° gennaio. E che, almeno in alcune sue parti, ha suscitato un poco di perplessità.

SCI
Le novità principali riguardano lo sci. L’articolo 31 introduce il divieto di sciare “in stato di ebbrezza, in conseguenza di uso di bevande alcoliche e di sostanze tossicologiche”. Possono essere effettuati “accertamenti qualitativi non invasivi o prove, anche attraverso apparecchi portatili”. Quanti hanno alzato troppo il gomito rischiano di pagarne le conseguenze sul piano sia amministrativo che penale.
Se qualcuno pensa ad analogie con il mondo delle auto, è sulla strada, anzi sulla pista giusta. Per lo sci da discesa scatta l’assicurazione obbligatoria, che deve coprire “la propria responsabilità civile per danni o infortuni causati a terzi”. I gestori delle piste devono quindi garantire ai propri clienti la possibilità di stipulare la polizza, anche di durata giornaliera, al momento dell’acquisto dello skipass. Per gli sciatori inadempienti sono previste sanzioni da 100 a 150 euro.
È stato inoltre elevato a 18 anni il limite di età all’interno del quale gli sciatori devono indossare il casco. L’obbligo non si applica soltanto per il “fondo”, mentre tutte le altre discipline con gli sci lo prevedono. Anche in questo caso possono scattare sanzioni.
Nel decreto sono infine inserite indicazioni pratiche. Ad esempio, quella di usare prudenza agli incroci e quella di non percorrere le piste da sci con le racchette o i soli scarponi ai piedi. E non mancano neppure in questo caso sanzioni per gli sciatori indisciplinati.

CIASPOLE
Nelle nuove disposizioni è poi contenuto l’obbligo di essere dotati di Artva, pala e sonda quando si pratica attività escursionistica e fuoripista, anche con le racchette (che molti citano come “ciaspole”), “in particolari ambienti innevati laddove, per le condizioni nivometeorologiche, sussistano rischi di valanghe”. È una svolta di impatto notevole: perché, come osserva il sito web www.montagna.tv – punto di riferimento per numerosi appassionati – “in parole povere, si amplia anche agli escursionisti e ciaspolatori il dovere di portare con sé questi dispositivi di sicurezza che fino ad ora erano richiesti solo agli scialpinisti e freerider”. E questi dispositivi non solo hanno ovviamente un costo, ma di fatto obbligano gli “escursionisti della domenica” ad equipaggiarsi come se dovessero affrontare itinerari di una certa difficoltà a cui molto probabilmente non hanno mai pensato.
È giusto o sbagliato? Se alcuni lamentano che il nuovo decreto rende difficile il fare perfino una breve passeggiata in un bosco innevato, altri – come sul noto sito www.cuneotrekking.com – fanno osservare che “le valanghe non guardano in faccia nessuno” e “paradossalmente con le ciaspole è ancora peggio che con gli sci, perché sei più lento, il tuo carico è meno distribuito e quindi hai maggior probabilità di sollecitare lo strato nevoso e generare un sovraccarico che fa partire il distacco”.
All’origine del piccolo “caso” che la norma ha creato, c’è la difficoltà a capire che cosa intenda precisamente il legislatore quanto parla di “particolari ambienti innevati” e quali criteri si debbano impiegare nel definire il rischio di valanghe. Se i controlli saranno massicci, il “vero” rischio è insomma quello di infiniti contenziosi con le Forze dell’ordine appunto sull’interpretazione delle legge. Sul tema è intervenuto – non a caso – anche il Club alpino italiano che, si è rivolto a Valentina Vezzali, Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri con delega allo sport, per avere un chiarimento.