Bene Vagienna dice addio a “Ciano”

Per la sua generazione, non era immaginabile una festa senza la presenza di Luciano Dotta

Per i ragazzi della sua generazione, non era neppure immaginabile una cena o una festa in cui lui non fosse presente. “Sapeva far ridere parlando di qualsiasi cosa, descrivendo una foglia”, racconta un amico. Luciano Dotta - per tutti “Ciano Cavour” - è morto nei giorni scorsi, a 68 anni.

Ha lasciato la moglie Caterina, la figlia Lorena con Toni e le sorelle Rita e Marilena. Bene Vagienna gli darà l'addio domani (martedì 11 gennaio): il funerale sarà celebrato nella chiesa parrocchiale, alle 10.

Come molti ragazzi della sua generazione, Luciano ha cominciato a lavorare quando era molto giovane, subito dopo la scuola media: il suo primo mestiere è stato quello di tornitore. In seguito, è stato impiegato a lungo come autotrasportatore: la sua vita nella cabina del camion si è interrotta soltanto per un breve periodo, durante il quale ha fatto il carrozziere. Negli anni che precedevano la pensione, lavorava infine in una ditta di escavazioni.

Un brutto incidente sul lavoro e in quello stesso periodo la perdita della mamma hanno fatto sì che Luciano cominciasse a soffrire di depressione: sono seguiti anni difficili per lui. Alla fine dello scorso anno, nel giorno di Santo Stefano si è sentito male: i familiari hanno chiamato il 112, e all’arrivo dell’équipe sanitaria Luciano è riuscito a percorrere la scala di casa e raggiungere l’ambulanza. Dopo il ricovero all’ospedale di Mondovì, è avvenuto il decesso.

“Dopo che si è ammalato di depressione - racconta la moglie Caterina -, Luciano non è più stato il «nostro» Luciano. Era il simpaticone del paese e come si comportava con gli amici, così era in casa. Finché non ha avuto problemi di depressione, siamo stati una famiglia felice, forse perfino un po’ invidiata: abbiamo vissuto «alla buona», ma bene. Luciano è stato un uomo, un marito e un papà buono; semplice, gentile e sempre allegro”.

Infiniti gli aneddoti che gli amici raccontano di lui: Luciano era spassosissimo e sapeva imitare personaggi celebri o meno con straordinaria abilità. Nella loro giovinezza, lui e i suoi amici più stretti organizzavano, l’uno a danno dell’altro, divertentissimi scherzi che, al ricordarli, sembrano costituire scene di “Amici miei”. Con Luciano, Bene Vagienna perde il testimone di un “piccolo mondo antico” in cui diverso era il modo in cui si stava insieme e ci si divertiva: la sua comicità salace, le sue battute rigorosamente in piemontese lasciano un silenzio enorme, un senso di vuoto che probabilmente tutti gli amici e conoscenti proveranno ogni volta che si siederanno al tavolo per consumare un pasto insieme.