Luca, la semplicità del numero 1

Il mondo di Luca Gemello, promessa del Toro, nel ritratto dei compagni di squadra e del suo primo allenatore

Torino Vs Fiorentina Serie A TIM 2021/2022
Foto La Presse - Fabio Ferrari

Il giusto coronamento di un percorso fatto di sacrifici, lavoro e umiltà. Non si potrebbe definire in altro modo, probabilmente, l’esordio da sogno di Luca Gemello nella Serie A di quel calcio che, troppo spesso, etichetta come “favole” i traguardi raggiunti da chi, calciando e parando nei campi di periferia, con il tempo ha raggiunto un livello sportivo importante. Quella di Luca è, invece, la dimostrazione di come il lavoro paghi, in un mondo in cui “la testa giusta” è quella che fa la differenza. Questo è un po’ il ritratto che emerge dalle parole di chi, contattato in questi giorni da la Fedeltà, ha voluto raccontare la sua parte di strada compiuta con Luca, apprezzandone le doti umane, più ancora di quelle sportive.

“Voglio fare la punta”
C’è chi, come Furio Kristovich, navigato allenatore dei settori giovanili fossanesi, potrà sempre vantarsi del merito di aver dato a Luca ciò che lo ha trasformato, nel tempo, in Gemello: la porta. Già, perché nei primissimi anni di calcio la sua passione era ben diversa. “Mi diceva sempre che voleva fare la punta e segnare tanti gol - ricorda sorridendo Kristovich, che si definisce come “il pigmalione di Luca” -. Io, però, ritenevo che avesse le qualità fisiche e atletiche per fare il portiere, quindi avevo trovato un compromesso: nel primo tempo giocava in avanti, così che potesse segnare qualche gol e togliersi la voglia, mentre nel secondo indossava i guantoni e giocava da numero 1 a mente sgombra”. Poi, arrivò il Torino e la storia prese una piega ben precisa: “Giocammo un’amichevole contro i granata, ovviamente più forti di noi, ma Luca fece un figurone. Passò giusto un anno e poi Benedetti lo volle con sé, per inserirlo nel percorso che l’ha condotto fin dove è oggi”.

La gavetta granata: il treno e il gruppo di amici
Da quel momento, si innesta il più classico dei percorsi per un ragazzo cuneese che sogna di fare il calciatore: in granata dal 2007, si muoveva con il treno, diretto verso il campo di allenamento torinese, in cui giocarsi il posto con altri giovani promettenti. Questa è stata la quotidianità di Luca per molti anni, sempre insieme agli altri “ragazzi del treno”, che come lui compivano lo stesso viaggio. “Eravamo io, lui, Fabio Gonella, Samuele Giraudo, Simone Battisti e Mattia Sandri - ricorda Samuele Scotto, oggi difensore e capitano del Fossano a soli 20 anni e con lo stesso sogno chiamato professionismo -. Essendo entrambi studenti a Savigliano, spesso io e lui pranzavamo insieme e poi si partiva. In treno, ovviamente, ne abbiamo combinate di ogni tipo, ma sono stati anni molto belli”. Anche Fabio Gonella, oggi al Sestri Levante, sorride ripensando a quel periodo: “Luca era molto simpatico, ma un po’ tutti ci divertivamo”. Poi ognuno proseguì per la sua strada e a Luca toccò il ritorno a casa, o quasi, per giocare nelle giovanili del Cuneo 1905. “Quando eravamo nei Giovanissimi Nazionali, Luca veniva già spesso a giocare con noi, pur essendo un anno più giovane, e questo la dice lunga sulle sue qualità - spiega Gabriele Vacchetta, classe 1999, oggi al Sant’Albano in Prima Categoria -. Era un ragazzo come noi, poi ha fatto un percorso eccezionale e le sue qualità sono aumentate a dismisura nel giro di pochissimo tempo”.

“Un ragazzo come noi”
“Paolo Rossi era un ragazzo come noi”, cantava Antonello Venditti. Senza voler scomodare i mostri sacri del pallone nazionale, di Luca tutti celebrano proprio il suo essere sempre rimasto quello dei primi anni. “Ricordo che la scorsa estate aiutò il papà a distribuire i libri della sua libreria, consegnando con la Vespa - continua Scotto -. Noi ci sentiamo spesso e ci vediamo soprattutto quando non si gioca. Parlavamo e parliamo di playstation: Luca non è proprio un campione in questo caso, ma penso che avendo meno da fare ora che è calciatore sarà sicuramente migliorato (ride, ndr)”. Il suo essere quello di allora, vale anche per le abitudini: “Ha scelto di continuare a viaggiare in treno, per stare con noi al di fuori degli allenamenti e per mantenere un legame con Fossano” - spiega papà Fabio. E pensare che anche per Luca ci sono stati momenti non facili, come ricorda Kristovich, a cui Gemello si affidò nemmeno due anni orsono: “Dopo la nuova parentesi al Toro, venne girato alla Fermana in Serie C, ma non ebbe molta fortuna, complice anche la pandemia. A quel punto, mi chiese di allenarsi con me, al Salice. Si allenava da solo, in un momento sicuramente non entusiasmante del suo percorso. Lì ho visto la forza mentale del ragazzo. Ecco perché è arrivato lassù: in tanti hanno le qualità giuste, ma in pochi hanno la tenuta psicologica per saper vivere sulle montagne russe”.
c.c.

Servizio completo su la Fedeltà di mercoledì 19 gennaio 2022.