Antisemitismo: “La rabbia dei giovanissimi, frutto della cultura del disprezzo”

Preso a calci e sputi perché ebreo. "L’antisemitismo oggi in Italia - dice Milena Santerini, la Coordinatrice nazionale per la lotta contro l’antisemitismo presso la Presidenza del Consiglio - è in crescita ma il problema non è tanto quantitativo quanto il fatto che il fenomeno sia più diffuso, visibile e normalizzato". Il pericolo oggi si presenta con il volto dell’“antisemitismo light”, fatto di pregiudizi, stereotipi, disprezzo e derisione

Perrone Lorenzo Lapide Commemorativa
Viale Alpi, a Fossano: la lapide commemorativa dedicata a Lorenzo Perrone (questo il cognome corretto), il muratore fossanese che aiutò Primo Levi ad Auschwitz

“La vicenda del bambino aggredito a Livorno mostra come ci sia un’ostilità sommersa che riemerge nella rabbia dei giovanissimi, che hanno assorbito l’insegnamento del disprezzo della cultura corrente”. Sul Giorno della Memoria (celebrato il 27 gennaio), irrompe la gravissima vicenda del bambino di 12 anni insultato, preso a calci e colpito da sputi perché ebreo da due ragazzine di 15 anni in un parco di Campiglia Marittima (Livorno). “Devi bruciare nei forni”, gli hanno detto e poi lo hanno aggredito. Milena Santerini, coordinatrice nazionale per la lotta contro l’antisemitismo presso la Presidenza del Consiglio, parte da qui. “L’antisemitismo oggi in Italia – dice – è in crescita ma il problema non è tanto quantitativo quanto il fatto che il fenomeno sia più diffuso, visibile e normalizzato. Si nasconde soprattutto dietro la distorsione dell’Olocausto. Tutte quelle manifestazioni di disprezzo e derisione come pure quei fenomeni di minimizzazione che abbiamo visto nelle proteste dei no vax, nascondono un chiaro archetipo di stampo antisemita”. Da quando nel 2020, il governo ha istituito questo ufficio, sono stati avviati e realizzati progetti a tutto campo per “promuovere e potenziare le attività di prevenzione e lotta contro l’antisemitismo”. Ma il cammino – come dimostra la vicenda di Campiglia Marittima – è purtroppo ancora tutto in salita. “Siamo impegnati – assicura la coordinatrice – ad agire in questi ambienti mostrando come i pregiudizi che riteniamo normali e inoffensivi, creino questo odio”.

Professoressa, cosa spinge questo accanimento ancora oggi e nei giovanissimi contro gli ebrei e in particolare l’Olocausto?
Ci sono tanti fattori. C’è il tempo che passa, le nuove generazioni che dimenticano. C’è anche una rimozione del senso di colpa e della responsabilità collettiva. C’è la tendenza a semplificare le situazioni e la ricerca di un capro espiatorio per i nostri problemi. L’antisemitismo viaggia non soltanto nella gente comune. Ci sono gruppi, anche politici, che orientano questo odio. Come durante il nazismo, c’erano una crisi economica e un forte disagio e bisognava cercare un responsabile per sviare l’attenzione della gente, così anche oggi, in qualche modo, abbiamo bisogno di qualcuno da additare come colpevole per togliere le responsabilità.
È un processo rischiosissimo perché va a colpire le fondamenta stessa dell’edificio dei diritti che abbiamo costruito a fatica e a prezzo di tante vite umane dopo la Seconda Guerra mondiale... continua a leggere

m.c.b.

(fonte SIR)