I Fea, famiglia “caciarona, veloce e felice”

"Sempre meno figli" titolano ogni anno i giornali, compreso il nostro. Ma ci sono anche storie in controtendenza e abbiamo voluto raccontarne due tutte fossanesi. Quella della famiglia Testa che ha 11 figli e quella della famiglia Fea, con 5 figli tra i 6 ed i 14 anni. A Ugo, Cinzia e i loro figli abbiamo chiesto di raccontarsi.  

La più indipendente è Rebecca, poi c’è il pallavolista Fabrizio, l’artista della famiglia Marianna, Maddalena che si è appena appassionata al cubo di Rubik e il più piccolo, Daniele, intento a coccolare i gatti di casa.
Hanno tra i 6 e i 14 anni i “Fea”, sono i figli di Ugo – insegnante di chitarra alla scuola media a indirizzo musicale e alla FFM – e Cinzia che si occupa di inserimenti lavorativi per una cooperativa e lavora tra Cuneo e Alba. Da poco ha lasciato “il nido” Lorenzo, il figlio più grande di Ugo che ha 25 anni; ma è arrivato un nonno, che condivide con la famiglia tempi e spazi.
Sul divano ad angolo, nel salotto di casa siede una famiglia “caciarona”, come si definiscono, e “veloce, perché quando sei in tanti devi per forza essere veloce, perché c’è sempre un problema dell’ultimo minuto – ridono mamma e papà -. Stiamo provando a crescere figli autonomi ma molto legati tra loro. Il tempo ci dirà se ci siamo riusciti”.
In un’epoca in cui a ogni inizio anno i giornali, compreso il nostro, confermano una natalità in netto calo, i Fea risultano una famiglia controcorrente. “Sono cresciuta insieme a tre fratelli e ho sempre pensato di volere molti figli”, racconta mamma Cinzia che in questo progetto ha coinvolto il compagno di vita, “partito con le idee non altrettanto chiare, ma man mano che i figli arrivavano tutto era più bello. Più faticoso, ma più bello”. Rebecca, Fabrizio, Marianna, Maddalena e Daniele hanno in media due anni di distanza l’uno dall’altro. Dormono in due grandi camere separate da un “mezzo muro, perché possano parlarsi. Quando erano tutti piccoli l’ora della nanna era tutt’altro che semplice. C’era sempre almeno uno di noi in camera con loro ad aiutarli ad addormentarsi e spesso mamma Cinzia era alle prese con l’allattamento. Poi ci si mettevano i pianti, la voglia di coccole, i bisogni di ognuno di loro”. E la strada dell’autonomia da dove passa? “Dal nostro punto di vista dalle piccole cose - spiegano Cinzia e Ugo -. Ad esempio abbiamo scelto all’inizio di metterli a dormire su un doppio materasso poggiato direttamente a terra, in modo che potessero salire e scendere da soli”.
La giornata, fin dal mattino è scandita da ritmi ben precisi, “ora è più facile, perché dobbiamo portarli in due scuole e hanno orari simili. Quando ne avevamo ancora al nido e alla scuola dell’infanzia era molto peggio. Però adesso ci sono sport e musica: Fabrizio, ad esempio, fa pallavolo a Savigliano. Le tre ragazze parkour a Cuneo. Uno suona il pianoforte, uno il flauto traverso e uno il violino. Facciamo in modo, noi genitori, di essere interscambiabili e di sapere sempre cosa fa l’altro. È vero che abbiamo molti figli, ma cerchiamo di seguirli con molta attenzione e vogliamo sappiano che possono contare sul nostro aiuto”.
In casa Fea ci sono poche regole, ma ben definite: niente cellulari per i ragazzi che però possono utilizzare quelli dei genitori, la tv solo in alcuni orari e per trasmissioni “che stimolano il pensiero e il ragionamento”, la cena tutti insieme “anche se spesso diventa difficile riuscire a sentirsi, con tanti che parlano. Ma è il bello delle famiglie numerose e che hanno voglia di condividere”.
Molti figli significano molti costi? “Non necessariamente, se si riesce a organizzarsi – raccontano mamma e papà -. Ad esempio noi per i vestiti abbiamo una rete di famiglie con cui c’è uno scambio continuo di abiti tra i grandi e i piccoli. Infatti non sappiano cosa significa ‘andare a fare shopping’. Ma ad alcune cose abbiamo scelto di rinunciare, ad esempio alle vacanze per alcuni anni perché avevamo investito sulla costruzione di una casa a ‘nostra misura’ e volevamo prima restituire i prestiti. La scorsa estate, però, abbiamo affittato un alloggio e siamo stati una settimana a Parigi. Siamo partiti con le borse della spesa già fatta, proprio nell’ottica di non spendere soldi ‘inutili’ per il cibo, ma utilizzarli per attrazioni e musei”.
Giochi da fare insieme, letture da condividere, fratelli maggiori che diventano giovani insegnati per i più piccoli: l’allegra combriccola dei Fea, sopravvissuta a “lockdown e quarantene inventandosi l’impossibile, giocano in giardino e costruendo capanne con le coperte sul balcone” è una famiglia demograficamente in controtendenza, ma “siamo sereni e allegri ed è ciò che conta per noi”.