GLI OCCHI DI TAMMY FAYE
di Michael Showalter; con Jessica Chastain, Andrew Garfield, Cherry Jones, Vincent D’Onofrio, Fredric Lehne.
Irriconoscibile sotto il pesantissimo trucco ma perfetta nell’interpretare il ruolo di quella che negli anni ’70 e ’80 divenne una delle più famose profetesse del cristianesimo protestante, con il personaggio di Tammy Faye Jessica Chastain ci regala un’interpretazione superlativa e una vicenda a dir poco inquietante. Siamo negli Stati Uniti durante i primi anni ’70, Tammy Faye e Jim Bakker sono una coppia di fanatici fondamentalisti cristiani che, partiti dal nulla, fondano un vero e proprio impero mediatico-religioso. Dispensano il loro verbo attraverso un canale tv, celebrano messa, cantano salmi, rovesciano sul pubblico montagne di scempiaggini parlando di tutto e del contrario di tutto, di sesso, famiglia, salute, omosessualità, inframmezzando le prediche con siparietti e numeri musicali. Un successo travolgente che li porta a toccare punte di venti milioni di spettatori, attraverso la tv il verbo fondamentalista raggiunge ogni angolo del Paese. Le donazioni e gli sponsor arricchiscono sempre più la coppia che in una sorta di delirio di onnipotenza costruisce addirittura una sorta di Disneyland a tema religioso, l’Heritage Usa, giocando al contempo anche la carta politica e schierandosi apertamente a fianco della Destra più intollerante a sostegno di Regan e Bush. Ma poi la macchina da soldi che in modo perverso intreccia fede & affari, capitalismo & religione si inceppa. Illeciti finanziari, scandali sessuali, distrazione di capitali e malversazioni, i guai vengono a galla e travolgeranno la coppia. I dispensatori di morale, i fustigatori di costumi altrui si rivelano per ciò che erano, esseri loschi marci fino al midollo. Purtroppo la regia di Michael Showalter non brilla per originalità e la storia avrebbe meritato probabilmente uno sguardo più creativo in grado di dare maggior vigore e profondità alla narrazione, ma l’interpretazione della Chastain vale comunque il prezzo del biglietto.
OPEN ARMS
LA LEGGE DEL MARE
di Marcel Barrena; con Eduard Fernández, Dani Rovira, Anna Castillo, Sergi López, Melika Foroutan.
In più di un’occasione l’espressione ”tratto da una storia vera” risulta abusata, ma certo non nel caso del toccante e intenso film di Marcel Barrena che porta sullo schermo la storia di Oscar Camps, fondatore di Open Arms.
Premiato pochi mesi fa dal pubblico alla 16° edizione della Festa del Cinema di Roma e con 7 candidature ai Goya, “Open arms - La legge del mare” abbina la potenza del miglior cinema di finzione e con la cruda realisticità del cinema di documentazione. Il film racconta la storia di Òscar, (interpretato in maniera incredibilmente aderente da Eduard Fernández) proprietario di una società di bagnini nel sud della Spagna che dopo aver visto il corpicino senza vita di Alan Kurdi, il bambino siriano annegato nel Mediterraneo, decide di partire alla volta dell’isola di Lesbo. Giunti sull’isola greca, Oscar e l’amico Gerard si rendono conto che la realtà delle cose è ancora più dura di quanto loro avessero immaginato. Migliaia di persone ogni giorno cercano di attraversare il breve tratto di mare che separa la Grecia dalla Turchia con imbarcazioni di fortuna senza nessun aiuto, con la polizia e la guardia costiera che, vuoi per incapacità vuoi per scelta politica, non sono in grado di portare aiuto ai profughi ed anche la popolazione locale non è per nulla disposta, tranne in rari casi, a prestare soccorso a quei poveri malcapitati, ed anche la stessa presenza di Oscar e Gerard non è gradita…
Potente, intenso, struggente ed efficacissimo, il film di Barrena racconta una storia che potremmo definire necessaria, un esempio di cinema “engagè” che fa bene all’anima e al cuore e che ci fa capire subito (se ancora non lo avessimo compreso) da che parte bisogna stare e perché.