Di chi era quella insegna di orologiaio in via Roma?

Interrogativi e possibili risposte in merito al dipinto riportato alla luce dai recenti lavori di ristrutturazione

Su “La Stampa” dello scorso 25 gennaio, accanto ad alcune immagini di un dipinto venuto alla luce in via Roma nella nostra città, i proprietari della casa chiedevano a chi lo sapesse di “raccontare la storia” di quel dipinto che raffigura un orologio. Tanto bastava per stuzzicare la mia curiosità: l’argomento meritava qualche indagine per cercare di dare una spiegazione logica a quel dipinto. Intanto già nell’articolo in questione si ipotizzava potersi trattare di parte di una insegna di negozio, come usava ancora sulla fine dell’800 e magari agli inizi del 900. Ne esistono (forse è meglio dire ne esistevano) esempi anche a Fossano. Ne ho ben presente ancora una che era sul muro di una casa in via Muratori con il bello ed elegante portoncino: quella scritta recitava “Gazose Giovanni Fuseri” che è una delle attività a cui si dedicò nella sua vita il nostro fossanese assai più conosciuto come l’ideatore e progettista (tra il 1906 ed il 1910) di quello che fu “l’Ortoelicottero Fuseri” (che fu anche chiamato “Ornitottero Fuseri”) per cui si creò anche una Società per azioni. Per tornare al dipinto di via Roma, reclamizzare il proprio negozio in quel modo era di moda in passato e basta farsi un giro per la restaurata via Roma di Cuneo per scoprirlo molte volte. A Fossano dovette succedere la stessa cosa e quello che è venuto alla luce mi sembra essere soltanto una parte dell’insegna che doveva richiamare l’attenzione su una bottega di orologiaio. Ma che orologiaio? E, ancora, in che periodo? Guardando l’immagine e il modo di illustrarla, mi è venuto subito di pensare ad un lavoro di fine ‘800 o magari anche di primissimo ‘900. A questo punto bisogna cercare di sapere chi e quanti fossero gli orologiai a Fossano in quegli anni; poi sapere dove cercare per trovare queste notizie. Viene normale pensare agli archivi ed in primo luogo all’archivio comunale. Ma di questi tempi non è poi così facile (sempre che lo fosse anche in tempi normali) e poi ... che barba cercare tra vecchie scartoffie polverose. Meglio allora ripiegare in altre direzioni: i giornali locali del passato e quelli che un tempo ogni tanto andavano di moda:i vademecum o almanacchi o le “guida di ...”. Ecco allora che mi sono ricordato di una scheda che avevo appuntato e che mi ricordava una “Guida di Fossano per il 1905”. Ma dove trovare quel libretto? Una telefonata ad un amico, Giovanni Cornaglia, un fossanese che sapevo da tanto ricercatore di cose fossanesi, ed alla sua gentilezza (lo ringrazio calorosamente per la disponibilità e la cortesia) devo l’informazione. Nel 1905 in Fossano gli orologiai erano abbastanza numerosi, in tutto erano otto e di questi sei avevano negozio in via Roma e due in via Barotti. Ma la via Roma di allora andava dal bastione del Salice fino al fondo di quella che era la piazza del mercato dei cavalli e poco più in là dove passavano le rotaie a scartamento ridotto del tranvai (o per dirla ufficialmente la Ferrovia Economica Fossano-Mondovì-Villanova). Per quanto riguarda un orologiaio che aveva negozio in Borgo Sant’Antonio, avrò magari occasione di ricordarlo in altra sede. Quanto invece a quello che poteva avere negozio nel punto di via Roma che adesso ci interessa, occorre tenere presente dove era collocato in passato (tra il ‘500 e l’800), il Ghetto ebraico: era infatti proprio l’attuale via IV Novembre quella che (almeno su lato che sbucava sull’attuale via Roma) era munita di una robusta porta che si chiudeva ogni sera. Ora è bene ricordare che la famosa porta che si chiudeva ogni sera (demolita poi a seguito della emancipazione degli Ebrei promulgata con suo decreto da Carlo Alberto il 29 marzo 1848) era collocata una decina di metri dall’imbocco dell’attuale via IV Novembre da via Roma, proprio nei pressi di quella torre di chiare origini medioevali posta dove iniziava il vecchio fabbricato che era sede dell’Orfanotrofio Femminile. La casa dove è riapparso il dipinto dell’orologio era quasi certamente fuori dal ghetto affacciando sulla strada Maestra (ora via Roma). Ma proprio lì, appena fuori del ghetto, aveva verosimilmente scelto di porre il suo negozio l’orologiaio Abramo Colombo o (molto probabilmente parente) Rosina Colombo. L’indagine che ho svolto finora non mi consente di andare oltre e mi resta pure da dire che qualche ombra di dubbio ancora permane; ma ipotizzare che in quel punto (ancora nel 1905) fosse aperto un negozio di orologiaio che si era annunciato con questo dipinto ora riapparso (probabilmente in una sola parte come, osservandolo attentamente) mi pare sia esatto affermarlo. Che poi l’orologiaio fosse Abramo Colombo (o magari Rosina Colombo) mi sembra lecito e possibile ipotizzarlo; poi, chissà, qualche ulteriore ricerca potrebbe meglio documentarlo. Ma quella “Guida di Fossano per il 1905” edita dal tipografo Rossetti, mi ha svelato anche un’altra cosa: ricordate che Aldo Nicolay nella canzone di “Ciao Dehor” che parla di “bei tempi lontani” della nostra Fossano fa cantare che “arlugiè jera ‘l pcit Spiritin”? Ebbene questa “Guida” fossanese, che la squisita cortesìa di Giovanni Cornaglia (che ancora ringrazio) mi ha segnalato, lo svela: era l’orologiaio Spirito Chiappella ed aveva negozio anche lui in via Roma: dove? chi lo sa.

Carlo Morra