ASSASSINIO SUL NILO
di Kenneth Branagh; con Kenneth Branagh, Tom Bateman, Annette Bening, Gal Gadot, Armie Hammer, Emma Mackey, Letitia Wright, Rose Leslie, Ali Fazal, Russell Brand, Jennifer Saunders, Dawn French, Alaa Oumouzoune, Sophie Okonedo.
Dopo il grande successo di “Assassinio sull’Orient Express” (350 i milioni incassati al botteghino) c’era grande attesa per questo seconda interpretazione di Poirot da parte di Kenneth Branagh, attesa forzatamente acuita dalla pandemia che ha costretto la 20th Century Fox a rimandare di ben ventiquattro mesi l’uscita del film. E così cinque anni dopo l’Orient Express, l’accoppiata Kenneth Branagh e Michael Green (regista/interprete e sceneggiatore, squadra che vince non si cambia) passa dalle nevi dei Balcani alle sabbie dell’Egitto.
Liberamente tratto dal romanzo della Christie “Poirot sul Nilo” (che già nel 1978 John Guillermin aveva portato in scena, così come era accaduto nel 1973 con Sidney Lumet per “Assassinio sull’Orient Express”), il film di Branagh prima di condurci sulle rive del grande fiume africano ci presenta il personaggio Poirot in un toccante e intenso prologo che porta lo spettatore tra la desolazione e la violenza delle trincee della Prima guerra mondiale, dove si consuma il trauma che farà del giovane Poirot il futuro investigatore Hercule Poirot.
Vent’anni dopo, il fango delle trincee ha lasciato il posto alle sabbie africane, l’investigatore belga ormai famoso si sta godendo un po’ di meritato riposo quand’ecco che il casuale incontro con l’amico Bouc fa sì che Poirot sia invitato a prendere parte ad una crociera sul Nilo, ospite a bordo del lussuoso battello “Karnak” dell’affascinante e ricca ereditiera Linnet Ridgeway (Gal Gadot) e del fresco sposo Simon Doyle (Armie Hammer) che però, fino a poche settimane prima era il fidanzato di Jacqueline de Bellefort (Emma Mackey), la migliore amica di Linnet. E presto scopriremo che Jacqueline non ha alcuna intenzione di mettere una pietra sul passato e di lasciare al loro destino i due giovani sposi ed ex amici. Sarà proprio da lì, da quel groviglio di affetti e relazioni irrisolte che prenderà corpo il dramma che Poirot sarà chiamato a risolvere.
Sontuoso e spettacolare dal punto di vista visivo (certo, attraverso la CGI molti ambienti sono stati ricostruiti ma l’effetto è assai ben riuscito e tutt’altro che pacchiano), classico (né poteva essere diversamente) nel suo sviluppo narrativo, l’“Assassinio sul Nilo” di Branagh non è liquidabile come il solito filmone mainstream, anzi, i drammi e la malinconia del personaggio Poirot danno un gradito e inatteso spessore alla vicenda, e a saper guardare il giallo si tinge di sottili sfumature esistenzialiste attraverso le domande sul senso della vita e l’ossessione dell’amore dei suoi personaggi. Da vedere.
IL DISCORSO PERFETTO
di Laurent Tirard; con Benjamin Lavernhe, Sara Giraudeau, Kyan Khojandi, Julia Piaton, François Morel.
Cosa potrebbe accaderci se la nostra fidanzata/fidanzato ci dicesse all’improvviso che “vuol prendere una pausa” (che è la maniera educata e un po’ ipocrita di metterci fuori dalla porta)? E se al contempo il marito di vostra sorella vi chiedesse di tenere il discorso di saluto e introduzione al loro matrimonio?
Comico, spiazzante, leggero ma non per questo superficiale, “Il discorso perfetto” è una sorta di one-man show che si regge sulla superlativa interpretazione di Benjamin Lavernhe e su un antefatto tanto semplice quanto coinvolgente (e liberamente tratto dall’omonimo fumetto di Fabrice Caro).
Adrien ha una trentina d’anni, è tendenzialmente depresso ma anche inguaribilmente romantico e la sua fidanzata Sonia non sogna più con lui, vuol prendersi “una pausa”. Già, ma cosa vuol dire? In attesa che la (sua?) ragazza risponda ai messaggi, durante una cena a casa dei genitori il futuro cognato Ludo chiede ad Adrien di tenere il discorso di celebrazione al matrimonio suo e di Sophie. Lui, lui che nessuno ascolta mai e che forse non sa più neanche cosa sia l’amore (l’ha mai saputo?) dovrebbe parlare di sentimenti e matrimonio? Esilarante ed acuto, maldestro e ingenuo Adrien riflette ad alta voce, pensa al suo discorso, guarda in macchina e si rivolge direttamente allo spettatore (rompendo una storica convenzione cinematografica) e mette in scena uno spaccato grottesco quando non drammatico delle incomprensioni della nostra vita quotidiana, un’agrodolce commedia sul dramma dell’incomunicabilità.