Disagio giovanile: per il Cap i giovani si sentono abbandonati

Dody Ferrentino: “Quando hanno chiuso le scuole ci siamo detti: sarà un disastro”

Ferrentino Donatella CAP

Continuiamo il nostro viaggio per sondare il mondo giovanile partendo proprio dai chi con i giovani lavora quotidianamente che, in questi ultimi due anni, ha pesantemente ridotto le opportunità di interazione e incontro. I giovani, infatti, sono stati i primi a veder interrotta ogni forma di socializzazione e relazione in presenza nel 2019 e ancora oggi tra isolamenti e tamponi, vivono una socialità a singhiozzo.
Ecco la nostra intervista a Donatella Ferrentino del Cap.

“Quando nel 2020 per fronteggiare l’emergenza sanitaria sono state chiuse le scuole ci siamo detti: sarà un disastro”. A parlare è Donatella “Dody” Ferrentino educatrice del Cap focalizzata sugli adolescenti.
Anche per Ferrentino si è abbassata l’età del disagio e le conseguenze del Covid si stanno manifestando adesso: “I giovani si sentono abbandonati. Mancano figure di riferimento in ogni ambito. Spesso non possono uscire e quando lo fanno mancano dei luoghi di incontro in cui conoscersi, stare insieme”.
È inevitabile notare che i ragazzi fanno un uso smodato della tecnologia che secondo Ferrentino è peggiorato nell’ultimo periodo: “Ora anche chi prima non ne faceva uso si è trovato ad avere il telefono come unico mezzo di comunicazione e questo processo si sta dimostrando difficilissimo da invertire anche ora che potrebbero uscire”.
Prima della pandemia il Cap proponeva, fuori dall’orario tradizionale del doposcuola, l’uso gratuito delle strutture ai giovani alla presenza di un educatore. Un modo per entrare in contatto con la popolazione giovanile “in punta di piedi” offrendo un luogo di aggregazione e un occhio capace di intercettare situazioni potenzialmente difficili. Tutto questo con la pandemia si è interrotto e la speranza è di ripartire con la primavera. Se da un lato, però i giovani chiedono ascolto, non si sentono capiti e non hanno punti di riferimento, dall’altro stanno anche facendo fatica ad uscire dal loro isolamento: “Sono stati ulteriormente prorogati i termini per il servizio civile universale perché per la prima volta stentano ad arrivare le domande! Non era mai successo”.
La sensazione è che manchi la relazione: da una parte mancano le strutture, i luoghi di incontro protetti e la libertà di uscire di casa serenamente, dall’altra la spinta da parte degli stessi giovani a tornare a uscire. È il riflesso, questo, di due anni che hanno segnato il mondo giovanile molto di più di quanto si creda.
Dati alla mano Dody Ferrentino racconta anche di una crescita dell’abbandono scolastico già a partire dalle scuole medie: “La scuola è diventata un luogo problematico per molti ragazzi. Come agenzia stiamo cercando di riaprire i servizi che avevamo attivato grazie al Cda prima della pandemia. Abbiamo attivato il doposcuola per i ragazzi di prima superiore che era molto richiesto così come siamo riusciti a coinvolgere i giovani di prima superiore all’estate ragazzi anche se con tutte le limitazioni del caso. Speriamo in futuro di trovare un luogo giusto perché età diverse hanno esigenze diverse. Sentiamo la mancanza di Cascina Sacerdote. Vederla vuota così è un colpo al cuore perché sarebbe lo spazio ideale per i ragazzi”.