Lo statuto del Consorzio irriguo di secondo grado “Bealera maestra-Destra Stura” viene modificato. È un passaggio necessario perché l’ente possa disporre dei fondi con i quali verranno avviati i lavori per un ambizioso progetto che punta a rendere lo sfruttamento del corso d’acqua particolarmente efficiente non solo per l’irrigazione dei coltivi, ma anche per la produzione di energia elettrica. L’«aggiornamento dello statuto» costituiva uno dei punti all’ordine del giorno nell’ultimo Consiglio comunale di Bene Vagienna, che è stato convocato lo scorso 15 febbraio a palazzo Lucerna di Rorà; vengono invitati ad esprimersi anche i Consigli comunali di alcuni degli altri paesi nel cui territorio scorre la Bealera maestra. Le modifiche riguardano l’introduzione di un direttore generale ai vertici del consorzio e la rideterminazione delle quote di partecipazione dei Comuni che fanno parte dell’ente.
Ente che deve garantire un adeguato approvvigionamento di acqua per 12mila ettari a destra del fiume Stura, nei territori di Cuneo, Castelletto Stura, Montanera, Sant’Albano Stura, Morozzo, Trinità, Bene Vagienna, Lequio Tanaro, Narzole e Cherasco. L’acqua è appunto quella della Bealera maestra, canale la cui storia inizia almeno nel 1471, quando Bene Vagienna ottenne dalla città di Cuneo la possibilità di portare nei territori della “destra Stura” parte delle acque del fiume Stura e del torrente Gesso. Fu così scavata - ovviamente a mano, ma con straordinaria precisione per quanto riguarda la pendenza - la Bealera maestra, che conclude il suo viaggio a Cherasco, dove si getta sempre nello Stura. Il progetto “Vallegesso” - ben più recente, lanciato nel 1994 - permette in aggiunta di destinare alla Bealera maestra anche dell’acqua proveniente dal lago della Piastra di Entracque, per 45 giorni all’anno nei mesi di luglio e agosto quando la portata di Stura e Gesso si riduce.
All’interno del consorzio Bealera maestra, a cui fanno capo altri consorzi più piccoli, il ruolo di Bene Vagienna è molto importante. Secondo lo statuto, il sindaco della città augustea è infatti presidente del consorzio stesso, la cui sede si trova sempre a Bene Vagienna.
Il Comune manterrà il 25% delle quote del consorzio, mentre altri paesi perderanno parte delle loro quote. È una delle modifiche allo Statuto richieste dalla Regione, che punta a rivedere, per il “Bealera maestra” come per altri consorzi irrigui, l’organizzazione interna. È previsto, inoltre, che almeno 5 Comuni del consorzio si esprimano a favore per eventuali iniziative che l’ente voglia intraprendere.
Altra novità voluta dalla Regione è l’introduzione del direttore generale. La sua figura garantirà che il consorzio non subisca contraccolpi nel caso che l’Amministrazione comunale di Bene Vagienna, paese il cui sindaco conserva il ruolo di presidente, decada prima della conclusione del mandato.
Questa esigenza di stabilità è particolarmente forte ora che il consorzio si appresta ad avviare i lavori che trasformeranno la Bealera maestra, mettendone in pressione l’acqua per migliorare l’irrigazione e sfruttandola per una massiccia produzione di energia attraverso mini-centrali idroelettriche. Venti milioni di euro, proveniente dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, sono attesi per il primo lotto di lavori; altri fondi giungeranno per i lotti successivi.
“C’è un grande progetto al via - ha detto il sindaco di Bene Vagienna, Claudio Ambrogio, durante il Consiglio comunale del 15 febbraio -. A livello regionale, è in corso una revisione dei consorzi irrigui: la Regione vuole ridurre il numero dei 36 consorzi irrigui di secondo grado del Piemonte, ma è un percorso difficile che durerà non meno di 5 anni. Il nostro consorzio deve adeguarsi per portare avanti i lavori per il primo lotto: la Regione accetterà il nuovo Statuto appunto perché abbiamo necessità impellenti, ma probabilmente in futuro chiederà di modificarlo di nuovo”. Al momento del voto, anche l’opposizione si è espressa a favore, sebbene il capo-ruppo Piero Marengo avesse mostrato alcune perplessità (“Cambiamo Statuto per prendere i fondi del Pnrr?”,