In questi due anni segnati dal Covid spesso si è paragonata la situazione di emergenza generale ad uno stato di guerra. Pur sapendo che la guerra è un’altra cosa. È tutta un’altra cosa. E anche se alcuni termini militari o legati al periodo bellico sono tornati in uso, anche se abbiamo vissuto il coprifuoco, anche se le morti sono state tantissime, se ci siamo sentiti in battaglia, se ci sono stati tanti eroi impegnati in prima linea, nonostante tutto questo, la guerra è e resta un’altra cosa. Chi l’ha vissuta sulla propria pelle, lo potrebbe testimoniare benissimo. Chissà se entrando in una guerra ci si dice a vicenda “Andrà tutto bene”, chissà se veramente lottando ci si trova più uniti di prima, si fa fronte comune, soprattutto se la lotta non è contro una malattia, ma è contro altre persone. Gino Strada di Emergency ci ricorderebbe che la guerra è un’altra roba. E lo farebbe perché medico, e quindi in prima linea nelle corsie degli ospedali, e proprio perché medico in teatri di guerra dove l’odore degli ospedali si confonde con quello delle bombe.
Ci ricorderebbe le guerre attualmente in corso, quelle dimenticate, quelle dove l’attenzione della comunità internazionale non è così alta. Servirebbe uno come lui ora i venti di guerra tornano a soffiare a due passi da casa nostra. E questa volta sì, si tratta di guerra vera. Come se la storia non insegnasse nulla. Come se due anni di fatiche a livello planetario non ci avessero lasciato nulla, non ci avessero fatto toccare con mano che solo insieme si può andare avanti. “Ne usciremo migliori di prima” si diceva due anni fa. Pare proprio di no, a giudicare con quale velocità si archivia ciò che è successo, soltanto perché la situazione ora è in miglioramento, per tornare come prima e più di prima ai giochi di potere, alle lotte, alla guerra. Un gioco in cui non vince nessuno.
“Se la guerra non viene buttata fuori dalla storia dagli uomini - diceva Strada - sarà la guerra a buttare fuori gli uomini dalla storia”. Non un gioco di parole, ma un rischio reale.