Impennata di richieste alla Neuropsichiatria infantile

Dalla scorsa estate si è osservato un aumento tra il 45% e il 50% del ricorso alla Neuropsichiatria infantile da parte di ragazzi della fascia di età compresa tra gli 11 e i 18 anni per problematiche dell’area emotiva e relazionale. A confermarlo la psicologa Noemi Ferrato e l’educatrice Laura Meinero che in Npi a Fossano (servizio che si occupa di un’utenza 0 -18 anni con problematicità di diverso tipo quali disagio psicologico emotivo, disabilità psichica o fisica, difficoltà nell’area dell’apprendimento etc,) si occupano proprio dell’area adolescenti.
Un servizio, il loro, che negli ultimi mesi è costantemente oberato da un crescente numero di casi di giovani e giovanissimi che presentano importanti stati di sofferenza e disagio.
“Sono in aumento i disturbi collegati alle sindromi ansioso-depressive che spesso bloccano i ragazzi rispetto alle attività attese per l’età. In aumento anche i disturbi collegati a sintomatologie ossessive-fobiche non presenti in queste forme da tempo – ci spiegano Ferrato e Meinero -. Purtroppo sempre parlando di incidenza clinica si assiste ad un aumento di disturbi alimentari, a prevalenza femminile ma non solo, che richiedono interventi di ricovero ospedaliero, trattamenti ambulatoriali o inserimenti in strutture idonee importanti. Inoltre spesso la grande rabbia e il dolore dei ragazzi si esprime attraverso attacchi al sé sotto forma di autolesionismo, abuso di sostanze, farmaci alcol fino ai tentativi suicidari, problematiche queste che hanno portato ad un incremento esponenziale di ricoveri ospedalieri e inserimenti in comunità”.
Un altro dato sconcertante che emerge nel post-pandemia e sul quale ci spingono alla riflessione Ferrato e Meinero, è quello dell’abbandono scolastico, un trend purtroppo in aumento già da parecchi anni. Se prima della pandemia il rischio era sostanzialmente concentrato nel periodo tra la fine delle scuole medie e le superiori oggi assistiamo a un abbandono già addirittura dalle scuole elementari: “Ai vari livelli quello dell’abbandono è un fatto con il quale ci confrontiamo settimanalmente. Probabilmente accanto al crescente disagio dei ragazzi emerge un disorientamento degli adulti significativi che spesso si sentono impreparati a fronteggiare le loro difficoltà e cambiamenti, forse perdendo anche il ruolo educativo, autorevole ed empatico su cui sarebbe importante investire”.
In Neuropsichiatria infantile vengono attuati percorsi di psicodiagnosi, valutazioni mediche, percorsi di psicoterapia o sostegno psicologico, counselling educativo per i genitori, training riabilitativi ed educativi rispetto alle funzioni adattive per i ragazzi, interventi di gruppo e progetti individuali in collegamento con la scuola. Molta parte del lavoro con gli adolescenti viene portato avanti in collaborazione con la rete dei servizi territoriali (doposcuola, associazioni, cooperative) e gli altri servizi sanitari dell’ASL (Serd, reparti ospedalieri, Servizio di Salute mentale). La Neuropsichiatria Infantile nel lavoro di presa in carico delle situazioni a maggiore problematicità lavora in stretta collaborazione con il Consorzio Monviso Solidale la cui presenza è fondamentale per la valutazione, progettazione e attuazione di percorsi e interventi su ragazzi e famiglie in grave difficoltà anche per quanto riguarda l’area dell’intervento di tutela giuridico.
“La situazione che si registra per i ragazzi sicuramente impone una riflessione in merito a quante e quali risposte la comunità può dare per accogliere e sostenere questa generazione di adolescenti che seppur vero che ha portato all’emergere di tante fragilità al contempo rimane portatrice di risorse, competenze, innovazioni e creatività proprie, a cui è importante dare spazio”. In quest’ottica chi sul territorio si occupa a vario titolo di adolescenti, come abbiamo già scritto negli articoli delle scorse settimane, da qualche tempo si sta confrontando rispetto alla necessità di ripensare e riprogrammare interventi, progetti, spazi ed opportunità per tutti gli adolescenti in disagio e non (anche in un’ottica preventiva).