A causa della guerra stop a quasi un terzo del grano mondiale

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(foto melissa-askew-unsplash)

L'Ucraina, insieme alla Russia, rappresenta quasi un terzo del commercio mondiale di grano (29%) ma anche il 19% delle forniture globali di mais per l’allevamento animale e ben l’80% delle esportazioni di olio di girasole. La sospensione delle spedizioni commerciali dai porti sul mar Nero, a causa della guerra, stanno facendo volare i prezzi dei cereali. L'allarme è stato lanciato da Coldiretti. “Questo sta alimentando l’inflazione nei Paesi più sviluppati ma a rischio c’è la stabilità politica di quelli più poveri con i prezzi del grano che si collocano sugli stessi livelli raggiunti negli anni delle drammatiche rivolte del pane che hanno coinvolto molti Paesi a partire dal nord Africa come Tunisia, Algeria ed Egitto che è il maggior importatore mondiale di grano e dipende soprattutto da Russia e Ucraina - dicono i dirigenti Coldiretti -. “Una emergenza mondiale – prosegue l’associazione – che riguarda direttamente l’Italia che è un Paese deficitario ed importa addirittura il 64% del proprio fabbisogno di grano per la produzione di pane e biscotti e il 53% del mais di cui ha bisogno per l’alimentazione del bestiame. L’Ucraina è il nostro secondo fornitore di mais con una quota di poco superiore al 20% ma garantisce anche il 5% dell’import nazionale di grano. Secondo Coldiretti, “l’aumento di mais e soia sta mettendo in ginocchio gli allevatori italiani che devono affrontare aumenti vertiginosi dei costi per l’alimentazione del bestiame (+40%) e dell’energia (+70%) a fronte di compensi fermi su valori insostenibili”. Il costo medio di produzione del latte, fra energia e spese fisse – viene sottolineato – ha raggiunto i 46 centesimi al litro secondo l’ultima indagine Ismea, un costo molto superiore rispetto al prezzo di 38 centesimi riconosciuto a una larga fascia di allevatori.