Ucraina e Russia tra “concessioni e rinunce” per uscire dal conflitto

Primi colloqui tra le delegazioni di Russia e Ucraina, per trovare una via di uscita al conflitto in corso da giorni. Intervista a Claudio Bertolotti, esperto dell’Ispi e direttore di Start InSight

Europarlamento Zelensky Ucraina
Bruxelles, 1 marzo: Volodymyr Zelenskyy, presidente della Repubblica ucraina, durante il suo discorso alla sessione plenaria dell’Europarlamento (Foto European Parliament)

Si sono chiusi nella serata di ieri (28 febbraio), sulle rive del fiume Pripyat, nella regione di Gomel (Bielorussia), i primi colloqui tra le delegazioni di Russia e Ucraina, per trovare una via di uscita al conflitto in corso da giorni. Non è stato raggiunto nessun accordo per una tregua o un cessate-il-fuoco, ma le parti hanno concordato di rivedersi nei prossimi giorni dopo aver consultato i rispettivi governi. L’agenzia Interfax ha riportato le dichiarazioni di alcuni negoziatori russi: “Abbiamo individuato alcuni punti su cui è possibile trovare un terreno comune e su cui fare progressi”. Dai negoziati con i russi “non c’è ancora il risultato che serve all’Ucraina”: è stata la risposta del presidente ucraino, Volodymyr Zelensky. Secondo il consigliere della presidenza ucraina Mykhailo Podolyak “i colloqui sono stati difficili e la posizione russa estremamente parziale”.

“La notizia positiva – commenta al Sir Claudio Bertolotti, esperto dell’Ispi e direttore di Start InSight – è che russi e ucraini torneranno a vedersi per uscire gradualmente dalla crisi. Questo nonostante i combattimenti continueranno fino a quando non sarà trovata una soluzione negoziale accettata dalle due parti. Bisognerà vedere quanto saranno disposti a concedere gli ucraini e quanto saranno disposti a rinunciare, invece, i russi”. Intanto, aggiunge l’esperto, “sul piatto della bilancia abbiamo già le prime due richieste: quella russa all’Ucraina di riconoscere la Crimea come parte della Russia e, quella dell’Ucraina del presidente Volodymyr Zelensky all’Ue di entrare in Europa. È molto probabile che si realizzi la richiesta russa. Difficile, infatti, che arrivi una risposta favorevole dell’Ue all’Ucraina che, essendo un Paese in guerra, trascinerebbe dietro di sé tutta l’Europa”. Un altro eventuale “passo in avanti”, secondo Bertolotti, “potrà essere fatto quando a Putin verrà data la garanzia che l’Ucraina non entrerà nella Nato. Siamo davanti ad un negoziato che dimostra la posizione di forza favorevole a Putin, nonostante la grande crisi economica che si prospetta all’orizzonte e l’isolamento da parte della comunità internazionale.

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Una posizione di forza dettata anche dalla campagna militare che, a detta di alcuni osservatori, sembra però procedere meno velocemente del previsto. È così?
Contrariamente alla narrativa attuale sul fronte occidentale, credo che la Russia non sia in grossa difficoltà o almeno non lo sia stata in questi primi giorni di conflitto. La dottrina militare russa, che deriva da quella sovietica, oggi alleggerita e strutturata, prevede un avanzamento di circa 30km al giorno su un terreno in cui vi è una ‘media resistenza’. La Russia ne ha fatti molti di più: solo nel primo giorno è penetrata in territorio ucraino, di 80-100 km. Dal canto suo l’Ucraina non ha adottato la tecnica di combattimento denominata di ‘contrasto dinamico’. Non è indietreggiata combattendo, ma ha atteso – in capisaldi di difesa ben organizzati – le forze russe. Quest’ultime sono state disturbate da alcuni elementi di avanguardia ucraini senza peraltro essere rallentate di molto. Circa la conquista dei centri abitati serve ricordare che la dottrina russa non ne prevede la conquista almeno con la tipologia di truppe impiegate in Ucraina. Dire che l’avanzata russa sia stata fermata alle porte delle città è una valutazione errata. L’obiettivo russo era quello di circondare i centri abitati e con piccole puntate offensive andare ad abbattere più che il sistema di difesa ucraino, il morale dei difensori in vista di una resa.

Nell’attacco russo all’Ucraina sono riapparsi i carri armati. Non se ne vedevano da anni…
Esatto. Questa è la prima volta, dal 1945, che divisioni corazzate vengono schierate sul campo di battaglia in un confronto tra Stati, tra eserciti. Questo fatto ci riporta a scenari da guerra fredda, con l’avanzata delle truppe corazzate dell’allora Patto di Varsavia, verso le pianure europee. Oggi il terreno calpestato dai cingoli dei carri armati è quello ucraino. Ma non mi stupisco perché questo tipo di operazione militare di occupazione non poteva avvenire diversamente. I conflitti di questi ultimi anni sono stati per lo più asimmetrici, dove a unità di fanteria pesante o leggera si contrapponevano gruppi insurrezionali. Oggi si fronteggiano eserciti contro eserciti, ed è la prima volta che accade dal 1945 ...continua a leggere.

d.r. (Fonte Sir)