Per la pace: pregare e agire

Presidio Per La Pace Foto Costanza Bono 1
Foto Costanza Bono

Ci troviamo di fronte al rischio di una Terza guerra mondiale proprio nei giorni in cui si celebra l’anniversario dei cento anni della morte di Benedetto XV che, nel pieno del primo conflitto mondiale, aveva definito la guerra come una “inutile strage” e il “suicidio dell’Europa”. Giovanni XXIII, poi, nell’enciclica Pacem in Terris (1963) così si espresse: fare la guerra è “alienum est a ratione” … in parole chiare “è fuori di testa”. Ci ricordiamo tutti della presa di posizione durissima di Papa Giovanni Paolo II, che riprendendo ciò che disse Paolo VI nella sua prima visita alle Nazioni Unite, nel constatare ciò che i conflitti produssero durante e dopo, tuonò “Mai più la guerra!”.
Dire “mai più guerra”, non è utopismo ingenuo, nonostante tanti - non proprio disinteressatamente - continuino a ripeterlo. Semmai è la constatazione, fin troppo realistica, che lo scontro armato aggrava invece di risolvere i problemi esistenti.
Di Papa Francesco sappiamo tutti l’impegno contro la guerra fino ai recentissimi pronunciamenti. La sua è una prospettiva profondamente radicata nella tradizione della Chiesa del XX secolo, per una difesa a tutti i costi della pace, come ha precisato nella Fratelli tutti, enciclica bellissima che ci offre molteplici stimoli per diventare uomini e donne di pace, a partire dalla pagina evangelica del buon samaritano. Infatti la prospettiva di Papa Francesco è radicata profondamente nel Vangelo, nella pratica di Gesù che, come scrisse don Lorenzo Milani nella famosa Lettera ai Cappellani militari, “è troppo facile dimostrare che era contrario alla violenza e che per sé non accettò nemmeno la legittima difesa”. Ingenuo anche lui, diranno i guerrafondai di oggi. Quel Gesù che “ci ha insegnato che all’insensatezza diabolica della violenza si risponde con le armi di Dio, con la preghiera e il digiuno”. Pregare è sempre importante e ho aderito convinto alla proposta dell’Ac diocesana di partecipare all’Adorazione eucaristica Goccia dopo goccia di venerdì scorso per chiedere il dono della pace. Pregare per chiedere, prima ancora, la nostra conversione alla pace.
Ma in questo momento ritengo importante non dimenticarci degli altri appelli di Papa Francesco a riguardo del cammino di costruzione della pace. Insieme all’invito a pregare e digiunare, il Papa ha sempre denunciato, per esempio, la corsa agli armamenti e due anni fa in un convegno a Bari disse che “la violenza è sempre alimentata dalle armi”, e che “non si può alzare la voce per parlare di pace mentre di nascosto si perseguono sfrenate corse al riarmo. È una gravissima responsabilità, che pesa sulla coscienza delle nazioni, in particolare di quelle più potenti”. Si è così “ipocriti”, secondo il Gesù del vangelo di questa domenica.
Ritornando a noi, dobbiamo, quindi, stare attenti a non lasciarci prendere dalla tentazione di pregare Dio e poi stare nel quotidiano con chi fa la guerra, senza percorrere sentieri di pace seri, come ci dicono i movimenti pacifisti che in questi anni pur non riempiendo le piazze hanno portato avanti con tenacia ammirevole azioni concrete estremamente importanti per una pace duratura, come la lotta contro le armi nucleari (di cui in questo momento si ha molta paura), il tentativo di fermare lo sviluppo di armi completamente autonome, la richiesta continua di abbassamento delle spese militari, la lotta lodevole, spesso sulla propria pelle per chi abita quei territori, per la riconversione delle fabbriche di armi in altre produzioni, come continua a fare cocciutamente il Comitato Riconversione Rwm per la pace ed il lavoro sostenibile ad Iglesias e Domusnovas in Sardegna. Ma lo sappiamo che le spese militari mondiali sfiorano i 2.000 miliardi, raddoppiate dal 2000 ad oggi, e che l’Italia per le armi spende 26 miliardi, cioè 40 mila euro al minuto, mentre ci mancano risorse per la salute, la scuola e i poveri? Sul quotidiano Avvenire di questa domenica l’economista Leonardo Becchetti ricorda, poi, che la ricerca ossessiva di risorse naturali come il gas, l’acqua, il suolo per coltivare, sono cause importanti di questa e altre guerre e invita, se vogliamo costruire la pace, a cambiare, per esempio, anche l’energia che consumiamo.
È arrivato il tempo che nelle nostre comunità, nelle nostre associazioni e nella nostra Chiesa si ritorni a parlare di finanza responsabile e, per esempio, si rifletta con più convinzione e concretezza su proposte come la “Campagna - lanciata dalle riviste missionarie - parrocchie disarmate”, cioè che tolgono il loro denaro dalle “banche armate” che finanziano col nostro denaro la produzione di armi o lo sfruttamento insensato delle risorse naturali. Dobbiamo prendere sul serio gli impegni assunti dalla Conferenza episcopale italiana al termine della Settimana sociale dei cattolici in Italia, nel costituire “Comunità energetiche” o “gruppi di acquisto energetico” per una giustizia ambientale e sociale e un consumo responsabile. E potremmo continuare con tante altre proposte. Queste guerre insensate che insanguinano il nostro mondo - secondo l’ultimo rapporto Caritas sarebbero in corso 22 conflitti nel mondo con 82,4 milioni di persone in fuga - e il cambiamento climatico che soffriamo ci impongono scelte coraggiose.
Insomma, preghiamo e agiamo, perché il cambiamento che vogliamo nel nostro mondo comincia da noi, dalle nostre scelte, personali e comunitarie, di ogni giorno e, come dice spesso Papa Francesco, il futuro non si aspetta, lo si prepara. Non lasciamoci rubare il futuro!

di Flavio Luciano