Tre giorni sono probabilmente troppo pochi per indicare una tendenza. Ma da sabato 5 a martedì 8 marzo, la discesa dell’ospedalizzazioni Covid in Piemonte sembra essersi arrestata, facendo segnare un +2 nelle terapie intensive (da 35 a 37) e un -5 nei ricoveri ordinari (da 695 a 690). Su base settimanale, invece, il calo è decisamente più consistente sui ricoveri ordinari (-485, pari al 41,3%), mentre resta minimo sulle terapie intensive (-3, pari al 7,5%). Il campanello d’allarme viene tuttavia confermato dal fatto che, sempre negli ultimi sette giorni, in Italia, il tasso di positività medio ai tamponi è tornato ad aumentare, così come i nuovi casi.
Ad oggi, in ogni caso, il Piemonte è abbondantemente in zona bianca con il 5,9% di saturazione delle terapie intensive e il 10,2% dei reparti ordinari. L’indice di contagio è di 284 casi (media settimanale) ogni 100 mila abitanti, nettamente inferiore a quello nazionale di 449. E la provincia di Cuneo sta al di sotto della media regionale con il suo indice a 179.
È una fotografia che si riflette anche sugli ospedali della Granda, che cominciano a comprimere lo spazio dedicato ai malati Covid per favorire il recupero delle attività differibili e urgenti non Covid. È il caso, ad esempio, di Saluzzo che ha chiuso le terapie intensive per i pazienti affetti da Coronavirus, mentre ne conta ancora 29 nei posti letto ordinari. A Mondovì sono invece 3 in terapia intensiva e 10 nei reparti. A Cuneo 0 su 4 in intensiva, 5 su 8 in semintensiva e 9 su 12 di media intensità.
In provincia di Cuneo, da martedì 1° a martedì 8 marzo, sono morte tre persone registrate come decessi Covid. Ora sono 1.596. In Piemonte sono stati 53 per un totale di 13.100 da inizio pandemia.
I vaccinati con ciclo completo (due dosi) sono l’84,4% dei piemontesi dai 5 anni in su. Con la terza dose sono il 72,05%, in attesa della 2ª dose il 2,6%, con nessuna dose il 13%, ovvero 542.750 persone. Ci sono anche le quarte dosi, che vengono somministrate ai soggetti fragili. Al momento sono 7.817.
In settimana sono state somministrate anche le prime 1.238 dosi di Novavax, il vaccino tradizionale non a mRna. Poche rispetto alle speranze di scalfire il muro di diffidenza dei non vaccinati.